Monete, chiodi, viti, oggetti che scintillano come i gioielli, ma anche magneti o le piccole pile a disco. I bambini, si sa, sono imprevedibili. Basta un momento di distrazione di un adulto e tutto finisce in bocca.
Quello che i bambini mettono in bocca
Nell’80-90% dei casi per fortuna si tratta di oggetti innocui, ma in un 10-20% di questi incidenti possono esserci conseguenze, in qualche caso anche molto gravi o addirittura mortali.
Il fatto è che il tasso di ingestione dei corpi estranei o sostanze caustiche – secondo dati europei e americani – è aumentato in 15 anni del 91.5% ed è quasi raddoppiato sotto i 6 anni di età.
In particolare, negli Stati Uniti negli ultimi 10 anni ci sono stati 30 casi mortali, in Italia 2 dal 2015 a oggi. Per questo gli specialisti della Società italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica (Sigenp) lanciano un allarme e chiedono al Ministro della Salute Orazio Schillaci di supportarli nella realizzazione del “registro nazionale degli incidenti per ingestione di corpi estranei e caustici in Italia”, primo atto per affrontare il problema in modo adeguato.
Monete, pile, veleni: cosa fare nell’emergenza
Ad essere più esposti sono i bambini sotto i 6 anni, perché “a quell’età il bambino esplora il mondo attraverso il cavo orale e porta tutto in bocca”. In particolare, le monete sono gli oggetti più di frequente ingeriti (62%), le batterie (micropile al litio) rappresentano il 7% di tutti i casi; l’ingestione di caustici, in particolare prodotti per la pulizia della casa e detersivi, rappresenta un terzo degli incidenti domestici, responsabili di circa 1.000 ricoveri l’anno.
“E’ un fenomeno preoccupante – spiega il presidente, Claudio Romano – Già nel 2020 Sigenp aveva pubblicato raccomandazioni rivolte ai pediatri per la gestione di questi incidenti. Ora ci rivolgiamo anche alle istituzioni e alle famiglie perché svolgano una necessaria opera di prevenzione”, seguendo regole riassunte in un volantino distribuito attraverso scuole, ospedali, farmacie, associazioni genitori e, in forma digitale, ai social”.
“Le ingestioni di disk battery – spiega Paola De Angelis, coordinatore nazionale dell’Area di endoscopia Sigenp – sono aumentate di 7 volte negli ultimi 20 anni. Per questo ci siamo attivati per informare capillarmente i genitori sul territorio, ma anche per formare più endoscopisti preparati per queste emergenze, in modo che nei Centri ce ne sia sempre uno reperibile quando serve”.
Perché, spiega, l’endoscopia va fatta il prima possibile, meglio se entro due ore dall’ingestione. Il volantino contiene anche le nozioni di base per il primo soccorso.
“Innanzi tutto – spiega Filippo Torroni, responsabile Sigenp dell’endoscopia d’urgenza – bisogna spiegare di non indurre il vomito nel bambino: in caso di ingestione di sostanze caustiche questa manovra rischierebbe di bruciare ancora di più l’esofago; anche in caso di ingestione di un oggetto non va provocato il vomito perché potrebbe causare l’inalazione del corpo estraneo. Nel caso di ingestione di batterie è invece consigliata la somministrazione di miele, perché protegge le mucose e riduce i danni all’esofago”.