Stretta su sospensioni e voto in condotta: il governo inasprisce le pene per chi non si comporta bene tra i banchi di scuola. Usando il voto come strumento contro la violenza che negli ultimi anni colpisce soprattutto i docenti ma anche gli stessi studenti nelle scuole italiane. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato il disegno di legge per la revisione della valutazione del comportamento degli studenti e la riforma dell’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.
Il voto in condotta
Per quanto riguarda il voto in condotta, questo arriva anche alle scuole medie, sarà espresso in decimi e avrà peso sui crediti per l’ammissione all’esame di maturità. La normativa attuale prevede che la bocciatura, in seguito al 5 per la condotta, sia attuata esclusivamente in presenza di gravi atti di violenza o di commissione di reati. Con la riforma si stabilisce invece che l’assegnazione del 5, e quindi della conseguente bocciatura, potrà avvenire anche a fronte di comportamenti che costituiscano gravi e reiterate violazioni del Regolamento di Istituto. Il 6 per la condotta genererà un debito scolastico, nella scuola superiore in materia di Educazione civica, che dovrà essere recuperato a settembre con una verifica che avrà al centro i valori di cittadinanza. Solo chi prenderà 9 o 10 in condotta avrà diritto al massimo dei crediti che fanno media nel voto finale per la maturità.
La sospensione
La sospensione, intesa come semplice allontanamento dalla scuola, invece non ci sarà più: lo studente sospeso sarà coinvolto in attività scolastiche – assegnate dal consiglio di classe – di riflessione e di approfondimento sui temi legati ai comportamenti che hanno causato il provvedimento. Un percorso che si concluderà con la produzione di un elaborato su quanto è stato appreso. Se poi la sospensione supera i 2 giorni, lo studente dovrà svolgere attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate. “Con la riforma del voto di condotta e della sospensione riportiamo la cultura del rispetto nelle scuole, e rafforziamo la autorevolezza dei docenti. È una svolta molto attesa dalla società italiana”, ha commentato in Consiglio dei ministri la premier Giorgia Meloni.
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