Dicono sempre che è “colpa” dei social…Ma la stampa e la tv professionali sempre più spesso non solo usano i social come fonte e alibi di ogni sgangherato pubblicare, fanno di più e di peggio: ragionano e operano alla social. Ci vuole, nella stampa e nella tv professionali, un totale distacco dalla vita reale per considerare scandaloso e inaudito un caffè ad un euro e cinquanta centesimi e una fetta di torta a nove euro. L’adesione all’irrealtà fa il paio con la abbandonata serietà. Chi titola e pubblica sullo scandaloso e inaudito dei prezzi al Caffé Sacher di Trieste (appena aperto) è la stessa persona che poi o prima dello scrivere è andata o va al suo di bar, in quel di Milano, Roma, Torino, Napoli… a prendere un caffè normalmente pagandolo 1, 30/ 1,40 euro e il doppio se servito al tavolino. Però grida al prezzo folle del Caffé Sacher a 1,50. Però fumiga di indignazione per la fetta di torta a quasi nove euro. Poi va in pasticceria e serenamente la paga appena uno o due euro in meno. Perché questa isteria, questa recita?
Populismo pauperista, certo. Ma spiegare con solo e soltanto questo perché è essere molto gentili, generosi e complimentosi riguardo alla vera e profonda natura delle “indignazioni”. Quella del Caffé Sacher a Trieste è talmente implausibile da meritare non solo l’obiezione del sindaco Di Piazza (se uno non vuole pagarla nove euro la fetta di torta libero di non mangiarla). Quella dei prezzi al Caffè Sacher di Trieste è talmente posticcia e artificiale che si spiega solo con il bisogno, l’attitudine, la scelta della teatralità senza se e senza ma. Teatralità che non conosce il limite del grottesco.
La battuta migliore l’ha regalata a tutti al mattino un ascoltatore di Radio 24: “E’ chiaro, la torta Sacher, è una torta fascista!”. Complimenti alla capacità di ironica sintesi sulla natura e plausibilità di indignazioni vibranti quanto posticce. Populismo pauperista, certo. E anche riflesso neanche tanto indiretto di una pedagogia sociale e della comunicazione che induce al concetto inespresso ma latente di un dovuto “bonus” torta pubblico per ogni cittadino. Ma soprattutto teatro, teatro allucinato. Allucinazioni in parata, la parata militare e civile della Festa della Repubblica nelle cui immagini Michela Murgia ha creduto di vedere militi di Salò in rivincita a braccio teso. Subito seguita da Roberto Saviano nell’accorato e indignato gridare al fascismo risorto, sfidante, sfilante. Sotto gli occhi di quel distratto di Mattarella, le milizie della Repubblica Sociale salutavano ammiccanti ad Ignazio La Russa. Tutto si tiene: incursori della Repubblica di Salò salutano i loro capi a Roma e torta Sacher fascista a Trieste!
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