Caivano, due cugine di tredici anni violentate da branco di minorenni. Come a Palermo, un mese prima

Due cuginette, di appena 13 anni, sono state violentate da un gruppo di adolescenti al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli.

Caivano, due cugine di tredici anni violentate da branco di minorenni

Le due ragazzine, all’inizio del mese scorso, sarebbero state portate in un capannone. Il branco che avrebbe abusato delle cuginette sarebbe stato composto da sei ragazzi. Tra loro un unico maggiorenne, che sarebbe già stato individuato e fermato.

La conferma della violenza sarebbe avvenuta anche dalle visite mediche in due ospedali cittadini. Per le due ragazze è stato deciso l’allontanamento dal Parco Verde e ora vivrebbero in una casa famiglia.

Le indagini sono andate avanti, in queste ultime settimane, nel più assoluto riserbo ma è trapelato che si sta procedendo all’analisi di alcuni telefoni cellulari per cercare di ricostruire con esattezza la dinamica dei fatti. Le due ragazze sarebbero state condotte in un capannone abbandonato della zona con l’inganno.

“La minore esposta, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per l’incolumità psicofisica”

“La minore era ed è esposta, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per l’incolumità psicofisica”.

E’ questo il motivo per cui la procura presso il tribunale dei minorenni di Napoli ha chiesto al giudice di convalidare la decisione dei servizi sociali di allontanare una delle bambine violentate a Caivano dalla sua famiglia e di collocarla in una “idonea struttura” (misura analoga risulta essere stata adottata anche per l’altra ragazza).

A queste conclusioni gli inquirenti giungono sulla base di una relazione dei servizi sociali da cui emerge che questi “sono intervenuti – si legge nell’atto della procura – in una situazione di chiara emergenza allo scopo di mettere in sicurezza la minore a causa delle condotte dei genitori.

Invero – sottolinea ancora la procura – emerge dagli atti che la minore è stata vittima di gravi abusi sessuali da parte di un gruppo di coetanei e che lo stile di vita della minore, che ha ‘favorito’ la perpetrazione del reato ai suoi danni, è senz’altro frutto della grave incuria dei genitori che con ogni evidenza hanno omesso di esercitare sulla figlia il necessario controllo, così esponendola a pericolo per la propria incolumità”.

Da qui la decisione dei servizi sociali, condivisa dalla procura, di provvedere “all’allontanameto della minore e al suo collocamento in sicurezza”.

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Warsamé Dini Casali