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Caldo, arriva Worklimate: il sito che dice se il tuo lavoro è rischioso: ecco come funziona

Arriva Worklimate per sapere se, con questo caldo record, il tuo lavoro è pericoloso o no. Una classificazione in base ad aree geografiche, di tre giorni in tre giorni, dove andare a vedere le ore da evitare per tipologia di lavori, dai più pesanti, attività fisica intensa, a quelli più leggeri, attività fisica moderata.

Caldo record, Worklimate: il sito che ti dice se il tuo lavoro è rischioso: ecco come funziona

Cliccando sulle previsioni nel sito www.worklimate.it si può accedere alla mappa del rischio.

Scegliendo la tipologia di lavoro, se al sole o se in ombra, si aprono le cartine dell’Italia e il rischio è classificato con i colori dal verde, nessun rischio, al rosso, livello massimo, passando per il giallo (basso) e l’arancione (moderato), proprio come i bollini del rischio per la popolazione del bollettino del ministero della Salute.

“L’impatto degli infortuni sul lavoro degli estremi termici, dove il caldo la fa da padrone, riguarda ogni anno tra i quattromila e i cinquemila lavoratori. Una piaga che dobbiamo gestire sempre di più perchè non si tratta ormai di pochi giorni ma di lunghi periodi di calore con ondate sempre più frequenti”, dice all’agenzia Ansa Marco Morabito del Cnr-Ibe spiegando il progetto partito lo scorso maggio ‘Worklimate 2.0’, coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche attraverso l’istituto per la Bioeconomia (Cnr-Ibe) di Sesto Fiorentino (Firenze) e Inail. La piattaforma consente di entrare nelle previsioni del rischio caldo per vari profili di lavoratori, alle previsioni del rischio caldo sulla base delle ordinanze in vigore in alcune regioni e alle previsioni delle aree in cui è possibile il superamento della soglia di temperatura giornaliera di 35°C.

“Dati utili sia per i lavoratori ma soprattutto per i datori di lavoro. Ci sono strategie organizzative che possono salvare la produttività tutelando la salute degli operatori. Come per esempio l’anticipo di una o tre ore sull’inizio dell’orario di lavoro, ove possibile, può far recuperare dl 30 al 50 per cento di produttività rispetto a un lavoro eseguito con temperature proibitive”.

Oltre alla piattaforma, il team di Morabito è ripartito con la raccolta di circa 30 casi studio sul campo per monitorare gli ambienti termici durante lo svolgimento del lavoro comparato con le risposte fisiologiche dei singoli dipendenti e dal prossimo anno sarà attiva per i datori di lavoro una app che consente di valutare i rischi.

Gianluca Pace

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