Continua lo sciame sismico nella zona dei Campi Flegrei. Molti residenti nella zona di Pozzuoli e nei quartieri occidentali di Napoli sono stati svegliati dalle scosse, precedute da un boato, che hanno fatto tremare finestre e oggetti nelle abitazioni. Due gli eventi avvertiti in mattinata con epicentro nell’area della Solfatara, uno alle 5,06 di magnitudo 2.1 e uno alle 8.31 di magnitudo 2.4. Il primo ad una profondità di 2 chilometri, l’altro di 5. Sono diverse le scosse che negli ultimi giorni hanno costantemente superato magnitudo 2. La più forte domenica scorsa alle 17,35 con magnitudo 2.8.
“Da parte delle autorità si pone molto l’accento sul rischio sismico, ma nei Campi Flegrei la sismicità non è mai stata particolarmente violenta, mentre il problema vero riguarda il fatto che le scosse attuali possono essere già i precursori dell’eruzione, che potrebbe essere una supereruzione”.
A lanciare l’allarme è stato nei giorni scorsi il vulcanologo e primo ricercatore dell’Ingv Giuseppe Mastrolorenzo durante un’intervista a Radio Radicale.
Secondo Mastrolorenzo l’energia rilasciata sarebbe “decine di volte superiore a quella del 79 d. C. di Pompei”. E realizzare un piano basato sulle probabilità e su un margine orario è un errore di comunicazione:
“È grave che si dia per scontato che si riuscirà a prevedere l’eruzione addirittura con 72 ore di anticipo, una ipotesi molto ottimistica, quasi come se avessimo firmato un contratto con il vulcano”. Anche un solo parametro può rendere vana ogni previsione, spiega Mastrolorenzo: “Il problema è che la valutazione sui livelli di allerta, quando cioé passare a quello arancione e nel caso al rosso, viene presa dalla Commissione Grandi rischi sulla base di esperienze e valutazioni dei singoli membri ed è molto probabile che si arrivi a un falso allarme oppure, peggio ancora, che si ritardi l’evacuazione e ci ritroviamo magari a eruzione già iniziata…”.
Per il vulcanologo bisogna «”abbandonare l’approccio probabilistico del piano di evacuazione e adottare quello deterministico, in pratica dobbiamo metterci in condizione di elaborare un piano che preveda l’allontanamento della popolazione anche durante una fase eruttiva già iniziata”.
“Se l’eruzione ci coglie di sorpresa dovremmo poter sapere cosa fare e come aiutare la gente, ma tutto questo oggi semplicemente non è stato previsto”.
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