Carabiniera suicida alla Scuola Marescialli di Firenze, la lettera-accusa della famiglia

La giovane carabiniera suicida il 22 marzo scorso in caserma a Firenze, sembra aver manifestato l’intenzione di abbandonare la Scuola allievi e marescialli. La famiglia ha espresso questa preoccupazione in una lettera indirizzata al sindacato Unarma, la quale è stata resa pubblica sul sito internet del sindacato stesso. La lettera non cerca di individuare responsabilità per la tragica fine di Beatrice, ma piuttosto solleva il problema dei suicidi tra coloro che indossano l’uniforme.

Secondo quanto riportato dalla famiglia, nei giorni precedenti al suicidio la giovane manifestava segni di forte stress psicofisico. Si lamentava con la madre di perdita di capelli e del disagio causato dalle regole che permeavano ogni aspetto della sua vita, incluso il modo in cui doveva vestirsi durante il tempo libero con abiti borghesi, la rigidità riguardo all’acconciatura dei capelli, e altre restrizioni che considerava opprimenti. La famiglia sostiene che la ragazza si sentisse sempre più oppressa dalla situazione e dichiarava spesso che la scuola le stava rovinando la vita. Tuttavia, non risulta che la giovane avesse formalmente richiesto di lasciare la caserma, secondo quanto riportato dal Corriere Fiorentino.

La famiglia afferma che la giovane nutriva un forte attaccamento all’Arma, ma alcune disposizioni interne non le sembravano chiare o ritenute di valore formativo, come ad esempio la disposizione riguardante la posizione dei libri sulla scrivania. La lettera della famiglia menziona alcuni episodi, tra cui un incidente relativo alla chiusura della porta durante lo studio obbligatorio in camera, che sembrano aver contribuito al disagio della giovane. O un episodio in cui la giovane carabiniera, nonostante avesse contratto il Covid con sintomi febbrili e respiratori, era stata obbligata a presentarsi in adunata ogni mattina alle 6:15, e i pasti, secondo il padre, erano inadeguati e consegnati con ritardo. La famiglia ha espresso chiaramente la volontà di evidenziare la disapprovazione nei confronti di un sistema che sembra dare più importanza alle formalità che alla crescita personale degli individui. Invita a un cambiamento nelle istituzioni affinché sostengano meglio le loro unità nei momenti di difficoltà.

Il Comando generale dei carabinieri ha scelto di non rispondere direttamente, ma ha riaffermato la propria vicinanza alla famiglia. Il generale Pietro Oresta, comandante della Scuola allievi e marescialli, non ha rilasciato dichiarazioni dirette, ma ha espresso la sua profonda disperazione per la morte della giovane carabiniera durante una riunione con i suoi ufficiali, dopo che la lettera è stata resa pubblica sul sito di Unarma.

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Filippo Limoncelli