I cartelli con i prezzi medi dei carburanti tornano obbligatori, almeno per il momento, e i gestori delle pompe di benzina sono tenuti (di nuovo, come avevano dovuto fare dal 1 agosto scorso fino alla sospensione) a esporli e aggiornali quotidianamente.
Il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta del ministero delle Imprese e del made in Italy e sospeso la sentenza del Tar del Lazio, che aveva annullato il decreto ministeriale sui cartelli per questioni procedurali. Non è detta ancora l’ultima parola e l’udienza per l’esame nel merito è fissata per l’8 febbraio 2024. Una nuova giravolta potrebbe quindi arrivare nelle vicende di questi cartelli, che si aggiungono a quelli tradizionali, con i prezzi praticati dall’impianto.
Sono stati introdotti dal decreto carburanti il primo agosto per frenare i rincari e speculazioni, poi bocciati all’inizio di novembre dal Tar e ripristinati ora, in via provvisoria. Al colmo del caos, le associazioni dei gestori, tra cui Fegica e Figisc, promotrici della causa, hanno dato indicazione ai benzinai, nelle scorse settimane, di continuare a esporre i cartelli che avrebbero dovuto indicare i prezzi medi ma lasciandoli vuoti, senza cifre.
Molti gestori comunque hanno continuato ad aggiornare i prezzi medi e a loro è andato il ringraziamento del ministero guidato da Adolfo Urso, che in una nota ha sottolineato che “in questa fase di incertezza hanno comunque applicato la norma sospesa dal Tar del Lazio, garantendo così la piena efficacia della strumento”. I risultati secondo il Mimit ci sarebbero stati e come.
Secondo il ministero, grazie ai cartelli con i prezzi medi si è registrata una “sensibile riduzione” del margine di distribuzione in Italia, per la prima volta minore a quello degli altri grandi paesi europei e di un terzo inferiore a quello dello scorso anno. Ci sarebbe stato inoltre un calo dei prezzi che per la benzina, in due mesi, ha raggiunto circa 20 centesimi al litro, portandola al valore medio nazionale più basso dell’anno sulla rete stradale, 1,802 euro al litro.
Di avviso opposto, l’Unione nazionale consumatori ha parlato di un effetto nullo sui prezzi della misura, come dimostrerebbe il fatto che dopo la sospensione del Tar del 10 novembre i prezzi, sia della benzina che del gasolio, abbiano proseguito la loro discesa. “Perché ci sia un risultato sui prezzi serve semmai trasparenza e perfetta informazione, che non è data dalla pubblicazione di un prezzo medio regionale, che anzi è un’informazione distorta e fuorviante visto che, come sostenuto anche dall’Antitrust, un impianto risulta effettivamente in concorrenza soltanto con gli impianti situati a pochi chilometri di distanza”, afferma il presidente dell’Unc, Massimiliano Dona, chiedendo piuttosto che sia realizzata l’app con i prezzi dei diversi impianti, che era prevista sempre dal decreto carburanti.
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