Cenone di Capodanno, praticamente costa tutto di più: non solo le vongole. Anche le lenticchie…

Un cenone di Capodanno all’insegna del caro vongole, ma non solo. Le veraci, in vista del cenone di San Silvestro, arriveranno a costare per le famiglie alle prese con il menu di Capodanno fino al 32% in più. Colpa delle colture sempre più danneggiate dal granchio blu. Ma tra i prodotti protagonisti del cenone aumenti significativi si registrano anche per la frutta secca, con le noci che arrivano a costare l’8,2% in più, per le lenticchie in aumento del 6%, o per il gambero rosa il cui prezzo schizza del 31,5%.

I dati sono quelli elaborati da BMTI e Consumerismo, che hanno analizzato l’andamento sui mercati all’ingrosso, ortofrutticoli ed ittici, dei prodotti più gettonati e tradizionali per la tavola di fine anno. Se si vuole risparmiare, emerge dallo studio, allora bisognerà puntare su calamari, il cui prezzo è in calo di quasi il 14% grazie ad una maggiore disponibilità di prodotto proveniente da una pesca abbondante nel mar Atlantico settentrionale, sebbene continui a scarseggiare nei mari nostrani.

Cenone di Capodanno, i rincari

Nel dettaglio, dalle elaborazioni di BMTI e Consumerismo emerge come tendenzialmente gli incrementi di questa settimana sono legati ad un aumento del livello della domanda tipico di questo periodo sebbene con qualche eccezione. Per quanto riguarda la frutta secca, il trend dei prezzi continua ad essere costantemente in aumento. Negli ultimi dieci anni, infatti, i prezzi sono generalmente aumentati di oltre il 5% annuo.

In particolare, sono in aumento dell’8,2% rispetto allo scorso anno i prezzi all’ingrosso delle noci, a causa di una riduzione della produzione francese provocata da andamenti climatici sfavorevoli che hanno anche limitato la dimensione del frutto stesso. Siregistra un +10% anche per il dattero israeliano che arriva a costare anche 11,05 euro al chilo, in questo caso, complice anche la delicata situazione in Medio Oriente.

Rimane stabile anche se su livelli alti invece il pistacchio californiano a 12,94 euro al chilo. La stabilità del prezzo di questo prodotto – si spiega – è dovuta sicuramente ad un aumento, a livello mondiale della produzione. Immancabili per tradizione, quindi, le lenticchie, in aumento del 6% rispetto a 12 mesi fa. Tale rialzo è dovuto soprattutto ad un incremento generale del livello della domanda, legato al frequente consumo di questo prodotto che, oltre ad essere molto consumato in America Latina, è ormai molto usato anche in Europa a causa di scelte alimentari che prediligono sempre più i legumi rispetto alle proteine animali.

Anche il prezzemolo…

In alto di quasi il 20% rispetto allo scorso anno, i prezzi di un altro prodotto molto consumato in questi giorni: il prezzemolo. Da una parte hanno contribuito le basse temperature notturne che coinvolgono le zone di produzione (Campania e Puglia) che hanno rallentato la produzione, ma dall’altra tale aumento è legato a un maggiore consumo di pesce tipico di questo periodo e alla preparazione di salse di accompagnamento in cui il prezzemolo rimane protagonista.

Aumento del 5% poi sui prezzi delle cozze e del 32% per la vongola verace, entrambe danneggiate dal granchio blu. Insolitamente in aumento, poi, le alici a causa di una scarsità di prodotto soprattutto nella zona adriatica. Stessa sorte quella del gambero rosa, in aumento del 31,5%. In calo di quasi il 14%, invece, il prezzo del calamaro grazie ad una maggiore disponibilità di prodotto proveniente da una pesca abbondante nel mar Atlantico settentrionale, sebbene continui a scarseggiare nei mari nostrani. Rimane alto, nonostante in calo del 10%, il prezzo dell’astice americano poiché il livello della domanda per questo prodotto è rimasto basso.

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Alessandro Avico