Colf e badanti, paghe e contributi finiscono sotto la lente del fisco e dell’Inps con l’obiettivo di contrastare il lavoro nero. Lo prevede la bozza della manovra che introduce misure di contrasto all’evasione nel settore del lavoro domestico.
La norma stabilisce che Agenzia delle entrate e Inps realizzino “la piena interoperabilità delle banche dati” ed effettuino “attività di analisi del rischio e controlli sui dati retributivi e contributivi, anche comunicati in fase di assunzione”.
E non finisce qui. L’Agenzia e l’Inps devono mettere in atto “interventi volti alla corretta ricostruzione della posizione reddituale e contributiva dei lavoratori domestici”. Tutto questo per favorire l’adempimento spontaneo.
Inoltre, l’Agenzia delle entrate “mette a disposizione del contribuente” i dati e le informazioni acquisiti e li utilizza anche “per la predisposizione della dichiarazione precompilata” e per segnalare allo stesso contribuente “eventuali anomalie”.
“E’ un grave errore pensare che si possa combattere il lavoro nero nel settore domestico recuperando l’evasione di colf e badanti note all’Inps ma sconosciute al fisco. Attività certamente dovuta ma che si poteva fare da più di vent’anni. Al contrario, il rischio è che si possa favorire la crescita del sommerso”.
Ad affermarlo è il presidente di Assindatcolf Andrea Zini. “L’ultima versione della Legge di Bilancio prevede uno scambio dati tra gli archivi dell’Inps e quelli dell’Agenzia delle Entrate. Un’operazione che, non solo poteva già essere attuata da anni, ma che potrebbe generare un vero cortocircuito se resterà una misura isolata. Si vanno, infatti, a colpire i lavoratori regolari sconosciuti all’Agenzia delle Entrate – non grandi evasori – incentivando chi si trova nella stessa condizione a rifugiarsi nel ‘nero’. Sta già succedendo. A confermarlo sono i circa 80mila domestici regolari che tra il 2021 ed il 2022 sono scomparsi dagli archivi dell’Inps a fronte, però, di una domanda che soprattutto per la non autosufficienza, continua a crescere”.
Prosegue Zini: “L’unico modo per combattere il lavoro nero e sostenere economicamente le famiglie, sempre più in affanno a causa del caro vita e degli aumenti retributivi del personale legati all’inflazione”. Servirebbero poi “incentivi per la regolare assunzione. Bonus immediatamente disponibili per chi non può sostenere l’indispensabile spesa per badanti o baby sitter e agevolazioni fiscali. Come la totale deduzione del costo del lavoro domestico, non più solo i contributi ma anche lo stipendio, le ferie, la tredicesima ed il Tfr. Ancora una volta, però, – conclude Zini – nella Legge di Bilancio non sembrano esserci misure che vadano nella giusta direzione”.
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