Commissione Orlandi-Gregori, tre ore di audizioni, giovedì 16 maggio 2024, per i giornalisti Sarrocco e Peronaci, sul sito della Camera sono liquidate in poche righe. Ma c’è l’Ansa. L’agenzia riferisce le parole di Gianni Sarrocco, l’ex giornalista del Tempo, che si occupò per circa due anni del caso Orlandi sotto la direzione di Gianni Letta: “La mia convinzione è legata allo stesso motivo della prima impressione che ebbi, cioè che si sia trattato di un adescamento, come se qualcuno in Vaticano avesse messo gli occhi su questa ragazza di cui lei si fidava, evidentemente conosceva il personaggio”.
“Per quanto riguarda la scomparsa di Mirella Gregori – ha aggiunto – venni chiamato dalla sorella, lei sta seguendo Emanuela, mi disse, ma da un mese e mezzo c’è anche mia sorella che è scomparsa e allora andai a casa sua però io non ho mai creduto che ci fosse un legame tra le due scomparse, erano due realtà molto diverse, due fatti secondo me distinti anche negli ambienti della polizia e dei carabinieri non erano convinti che ci fosse un legame stretto”.
È stato sentito anche il giornalista del Corriere della sera Fabrizio Peronaci. L’audizione, iniziata alle 10.30 con Sarrocco, è andata avanti quasi tre ore. Peronaci ha consegnato oltre a una memoria, 28 documenti allegati. Una parte dell’audizione, su sua richiesta, è stata secretata e riguarda alcune novità nell’ambito delle indagini della procura di Roma
Un particolare non conosciuto è emerso dall’audizione di Gianni Sarrocco in Commissione bicamerale sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. “Quando andai alla scuola di musica di Emanuela Orlandi per parlare con la direttrice, il portiere mi fece firmare il registro delle visite e notai che prima di me c’era il nome di Gangi con scritto vicino Servizi Segreti e feci scattare una foto al fotografo”. “Gangi – ha aggiunto l’ex giornalista del Tempo – si scoprì poi che era appunto al Sisde e che era fidanzato con una cugina di Emanuela”. Sarrocco ha comunque riferito di non avere più la foto che “non è mai stata pubblicata”, “potrebbe essere rimasta negli armadi del giornale”.
Quella di Emanuela Orlandi è “una storia intrinsecamente politica, legata alle tensioni del periodo, che lascia intravedere una pista internazionale, l’uso di Alì Agcà come pedina della Guerra Fredda, in relazione alle sue accuse a Mosca di essere stata mandante dell’attentato, poi ritrattata; e una economica, legata agli scandali finanziari e alla opacità di certi rapporti tra malavita e ambienti ecclesiastici”, ha sostenuto invece Fabrizio Peronaci.
Secondo Peronaci i due casi di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi possono essere accomunati dal fatto che le due ragazze sono state prese con l’intento di “allontanarle temporaneamente” dalle loro case e “mettere così in atto un ricatto”. A questo proposito per quanto riguarda Mirella Gregori, Peronaci riporta una inusuale intervista dell’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini all’ANSA in cui Pertini, abbandonando la linea della fermezza, chiede il rilascio della Gregori vista “l’angosciata” richiesta della famiglia, mentre Emanuela Orlandi poteva essere stata rapita nell’ambito di un ricatto al Vaticano.
Su Emanuela Orlandi, Peronaci ha affermato: “Il sequestro è stato a lungo premeditato. Difficile credere alla pista sessuale: un maniaco o un pedofilo non pedina per giorni le sue vittime nè sollecita l’interessamento dei servizi segreti”, Emanuela però “non era la prima scelta”. Peronaci ha ricordato anche i pedinamenti nei confronti di altre due figlie di funzionari vaticani dell’epoca. “Emanuela – è stata la sua ricostruzione – sparisce il 22 giugno dopo un’ultima telefonata riguardo un’inverosimile offerta di lavoro per la Avon. La telefonata contiene sicuramente dei messaggi criptati. Ad esempio, Avon starebbe per Nova”.
Il 28 giugno Alì Agcà ritratta la pista bulgara “con una finta sceneggiata nel cortile della questura”. In quei giorni, ha affermato ancora il giornalista, appaiono tutta una serie di messaggi sulle prime pagine di alcuni giornali della Capitale che potrebbero essere messaggi in codice tipici di quell’epoca storica costellata da vicende come quella del Banco Ambrosiano.
Peronaci rileva un altro particolare confermato in questi giorni dalla famiglia Gregori, e cioè che l’avvocato degli Orlandi, Gennaro Egidio, non era pagato dalla famiglia mentre la famiglia Gregori, a cui pure era stato imposto dall’Italia, lo pagava. C’è poi una intervista di Ercole Orlandi dell’11 maggio 2001 in cui il padre della donna rivela: “Mia figlia rapita dai servizi segreti” e l’anomalia dello zio, Mario Meneguzzi, che diventa portavoce della famiglia.
Peronaci ha ricordato quindi i ruoli di primo piano dei magistrati Ilario Martella (giudice istruttore del caso dal 1985 al 1990) e del giudice Imposimato, “fortemente convinto del sequestro a scopo di ricatti politici nato a Mosca”. Peronaci ha anche ricordato la frase che Ercole Orlandi avrebbe detto in punto di morte secondo quantio riferito dal figlio Pietro: “Sono stato tradito da chi servivo”.
Ha riferito di novità nelle indagini della procura di Roma sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e su sua stessa richiesta, il presidente della Commissione di inchiesta bicamerale sulle scomparse di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi, Andrea De Priamo, ha secretato la seduta. È accaduto durante l’audizione a San Macuto del giornalista del Corriere della sera, Fabrizio Peronaci.
Secondo Peronaci c’è poi un ulteriore spunto investigativo riguardo a un uomo in contatto con Marco Accetti. Proprio sulla figura di Accetti c’è stato un lungo batti e ribatti tra domande dei deputati e senatori e risposte di Peronaci, sull’attendibilità stessa dell’uomo che si è autoaccusato del rapimento di Emanuela ma che sarebbe sconfessato anche da una perizia pscihiatrica che lo ha riconosciuto come “esibizionista”. Spazio nell’audizione di Peronaci anche alla presunta tratta delle bianche e al personaggio di Ketty Skerl. C’è poi una terza perizia fonica depositata al pm Stefano Luciani in questi giorni “che fornisce – ha detto Peronaci – una corrispondenza media della voce di Accetti con quella dei telefonisti del caso Orlandi pari all’86%” .