Corriere della Sera il quotidiano che pubblica l’articolo e su cui leggiamo delle case ai senza casa a Roma. Erica Dellapasqua la firma e nulla da poter dubitare della affidabilità e precisione della cronista. Si legge che il Comune, nella volontà politica-amministrativa di passare dai Caat (Centri assistenza alloggiativa temporanea) ai Sassat (Servizio assistenza sostegno socio alloggiativo temporaneo) a fini di minor spesa e maggiore risposta al bisogno sociale, si appresta a passare dai 30 milioni di euro di spesa appunto per 1.200 famiglie e altrettanti appartamenti in 21 strutture a impegni e soluzioni da 857 mila euro l’anno per 34 appartamenti quali quelli, ad esempio, di via Tovaglieri 29. Trenta milioni diviso 1.200 fa 25 mila. Venticinquemila euro l’anno di affitto che il Comune paga per appartamento, duemila e spicci al mese. Invece 857 mila euro diviso per 34 fa…venticinquemila e spicci. Si conferma quindi che Comune Roma spende e paga duemila e passa al mese per una casa ad una famiglia senza casa. Duemila e passa euro al mese di affitto!? Speriamo di aver letto male, temiamo di non averlo fatto.
Una curiosità, impertinente, importuna e irresistibile: parte del notevole costo, parte minima s’intende, è imputabile alla remunerazione degli inventori e custodi di buro-acronimi? In effetti ci vuole un’arte e una specifica attitudine per produrre Caat e Sassat e quale perizia e raffinatezza professionale nel passaggio, utilissimo, dall’uno all’altro. E chi non vede il valore appunto aggiunto e l’ampiezza culturale e operativa del passare dalla semplice “assistenza alloggiativa” al “sostegno socio alloggiativo”? C’è quel “socio” in più, una conquista, un passo avanti.
Qui c’è, evidente, mano dirigenziale e sudore della mente che da un ufficio capi è disceso per rivoli fini ai creativi e agli operativi. Un po’ sarà costato in piano di fattibilità, riscrittura delle targhe e della carta intestata e dell’apposito indirizzo web: straordinari, magari nuovi incarichi…Oppure la munifica e generosa macchina amministrativa del Comune di Roma ha fatto tutto gratis perché produrre acronimi, chiamare con sigle nuove le stesse cose di prima le viene spontaneo e la delizia? O si trattava di mettere orpello pomposo all’impresa, davvero un’impresa, di pagare duemila e passa al mese di affitto per una casa a famiglie senza casa? Duemila e passa al mese! Non ci si crede, neanche dopo averlo riletto.
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