Condannato due volte per stupro e maltrattamenti ad una pena di 10 anni e 4 mesi, confermati in appello, è fuggito dagli arresti domiciliari una settimana fa. Rompendo il braccialetto elettronico. Da allora si sono perse le sue tracce. Ora a vivere nell’incubo di ritrovarselo davanti sono le due donne che lo avevano denunciato e mandato con successo davanti al Tribunale di Pesaro, facendolo condannare. L’uomo, 49 anni, pesarese, ex barista, era ai domiciliari presso l’abitazione della madre, in attesa della sentenza della Cassazione.
“E’ un manipolatore, sarebbe capace di far credere di essere un santo – racconta una delle due vittime, una 43enne moldava, madre di un bimbo di 6 anni, avuto dall’uomo -. Ci ho creduto anch’io per tre anni, ma poi ha iniziato a violentarmi e a maltrattarmi. Sono rimasta incinta e l’ho denunciato. Sono stata portata in una struttura protetta con mio figlio. Ma lui riuscì a sapere l’indirizzo e me lo sono visto dentro l’alloggio, con la scusa di vedere il figlio. Ora devo avvisare i carabinieri ogni volta che esco e ogni volta che rientro dal lavoro. Ho una casa in affitto, ma ho paura ad andarci”.
“Mi violentava ogni volta che voleva, soprattutto al lavoro – racconta l’altra donna, una 49enne -. Io gli avevo creduto per due mesi poi l’avevo lasciato, ma mi aveva fatto investire i miei soldi in un bar che non potevo lasciare. E lui era lì, ogni volta, a violentarmi. Poi un giorno mi ha gettato a terra, ho battuto la testa e sono andata al pronto soccorso. I medici hanno capito tutto e hanno chiamato la polizia. Ho raccontato il mio inferno. Pensavo che sarebbe stato chiuso in carcere, invece è stato rimandato a casa e adesso è fuggito. Io non riesco nemmeno ad uscire a fare la spesa per il terrore di incontrarlo”.
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