Cala nell’ultima settimana il numero dei nuovi casi di Covid e il numero dei decessi. Lo rileva il ministero della Salute in merito all’andamento della situazione epidemiologica relativo alla settimana 3 – 9 marzo.
Si registrano negli ultimi sette giorni 23.988 nuovi casi positivi con una variazione di -10,1% rispetto alla settimana precedente (26.684), mentre i deceduti sono 216 con una variazione di -5,3% rispetto alla settimana prima (228). Sono invece 477.908 i tamponi effettuati con una variazione di -10,4% rispetto alla settimana scorsa (533.212). Il tasso di positività del 5% è invariato negli ultimi 7 giorni.
Con l’avvento della variante Omicron e delle sue sotto-varianti il rischio che le persone che si ammalano di Covid sviluppino i sintomi del long-Covid si è dimezzata rispetto alle prime fasi della pandemia, passando da un +67% rispetto a chi non è stato infettato da Sars-CoV-2 della prima fase della pandemia a un +37%. È il dato che emerge da uno studio condotto da ricercatori dell’Ospedale Cantonale di San Gallo, in Svizzera, che sarà presentato al prossimo European Congress of Clinical Microbiology & Infectious Disease che si terrà a Copenhagen, dal 15 al 18 aprile.
“Il long-Covid è un problema di salute pubblica significativo”, afferma in una nota Carol Strahm, tra gli autori dello studio. “Tuttavia, la maggior parte dei dati proviene da individui che hanno contratto il Covid-19 relativamente presto durante la pandemia, prima dell’emergere della variante Omicron verso la fine del 2021”.
Il team ha analizzato i dati di circa 1.200 lavoratrici sanitarie svizzere, seguiti a intervalli regolari fin dall’estate del 2020. Tra quanti si erano ammalati di Covid entro marzo 2021 il rischio di avere sintomi di long-Covid era del 67% più alto rispetto alla popolazione generale; mentre in chi aveva contratto un’infezione da Omicron e dalla sue sotto-varianti l’aumento di rischio era solo del 37%.
“È probabile che ciò sia dovuto alla combinazione del fatto che la variante Omicron dà una malattia meno severa del virus originario – e sappiamo che il long-Covid è più frequente dopo un’infezione severa – e all’immunità acquisita da precedenti esposizioni al virus”, dice Strahm. “È importante però notare che i partecipanti del nostro studio erano principalmente donne sane, giovani e vaccinate e i risultati potrebbero essere diversi in una popolazione malata, anziana o non vaccinata”.
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