Tracce di Covid in quantità molto maggiori nelle acque reflue. Gli scienziati di tutto il mondo stanno rilevando questo elemento e sono giunti alla conclusione che ora il Covid, attraverso la variante variante JN.1, potrebbe aver preso di mira il nostro intestino. Non sarebbe la prima volta. E’ infatti conosciuta l’esistenza di diversi coronavirus che attaccano questa parte del corpo.
Il Covid, tradizionalmente infetta le persone attraverso il naso e la bocca e si moltiplica nelle vie respiratorie. Come abbiamo imparato a conoscere, talvolta il virus migra verso i polmoni. Secondo alcuni virologi, ora sembrerebbe aver alterato le sue esigenze per entrare nelle cellule. Sta applicando nuove strategia per infettarci. E una di queste potrebbe essere quella di infettare più facilmente l’intestino.
Gli scienziati stanno valutando questa opzione oppure stanno soltanto rivelando una enorme quantità di casi. Per fare un esempio degli aumenti in Europa, basta citare il caso dell’Austria, dove i livelli di Covid nelle acque reflue sono aumentati da quasi zero nel luglio di quest’anno a circa 700 copie genetiche per persona.
Una delle ipotesi è che la nuova variante JN.1, che aggirare l’immunità vaccinale o quella delle infezioni precedenti, abbia modificato i suoi requisiti per entrare nelle cellule.
A causa della sua rapida diffusione, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha classificato la variante di Sars-CoV-2 JN.1 come ” variante di interesse”. La variante è stata quindi separata dal lignaggio BA.2.86, alias Pirola. L’Oms sottolinea che, “sulla base delle evidenze disponibili, il rischio aggiuntivo per la salute pubblica globale rappresentato da JN.1 è attualmente valutato come basso. L’Oms sottolinea però che con l’inverno, molti paesi dell’emisfero settentrionale potranno trovarsi di fronte ad un aumento dei casi.
Attualmente, la situazione Italiana è la seguente. Nell’ultima settimana sono cresciuti i nuovi casi arrivando a 60.556 persone colpite dall’infezione, con un’incidenza di 103 casi ogni 100 mila abitanti. Il valore è crescita di quasi il 10% rispetto alla settimana precedente, quando si attestava a 94 casi ogni 100 mila.
Cresce anche l’indice di trasmissibilità (Rt) passato da 0,80 della scorsa settimana a 0,96 di quella attuale. L’indice rimane comunque sotto la soglie epidemica.
L’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità non mostra livelli di preoccupazione per quanto riguarda i ricoveri. E’ infatti stabile il tasso di occupazione dei posti letto in area medica (11,8% rispetto all’11,9 della settimana precedente), mentre cresce leggermente l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva (al 3,1% rispetto al 2,7%).
Tra le varianti è in forte crescita JN.1. Nell’ultima settimana è diventata la variante dominante superando EG.5: è al 49,1% rispetto al 20,9% della settimana precedente.
Anche se l’incidenza dei casi risulta in aumento in quasi tutte le Regioni, resta una forte variabilità geografica. L’incidenza più elevata è stata riportata in Abruzzo (224 casi per 100 mila abitanti), seguito da Veneto (137) e Umbria (120). La più bassa in Sicilia (3 casi per 100 mila abitanti), seguita da Sardegna (18) e Basilicata (26). Nell’ultima settimana si conferma che la fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale è quella degli ultranovantenni, con 237 casi ogni 100 mila. Questa fascia di età è anche quella con il più alto tasso di ricoveri e la più alta mortalità.
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