Il Covid ha rialzato la testa. Il picco è vicino, questione di giorni. C’è da preoccuparsi? Sì, i rischi non sono finiti. Dunque sarebbe buona regola che in situazioni almeno pubbliche, la mascherina fosse obbligatoria. Specialmente in questi giorni in cui il Covid “morde di nuovo con cattiveria, com’è normale, visto che non se ne è mai andato e si ripresenta con nuove varianti” ( Gabriele Canè dixit ).
QUADRO DELICATO
Chi pensava che il Covid 19 fosse per sempre relegato nella storia della medicina dovrà ricredersi. Certo, siamo lontani dai drammi delle prime ondate della pandemia ma il quadro è ugualmente delicato, anche perché nello scenario si è inserita la diffusione dell’influenza: 3 milioni di italiani colpiti dall’inizio della sorveglianza. A ciò va aggiunto il calo vertiginoso dei tamponi e lo stallo delle vaccinazioni; appena 1,2 milioni le somministrazioni del siero aggiornato XBB1.5 con neanche 185.000 dosi iniettate nella fascia 12-59 anni. Per questo gli infettivologi e gli epidemiologici sono insorti denunciando i ritardi nella campagna vaccinale.
IL COVID NON È UNA MONTATURA DELLE MULTINAZIONALI
Va detto. Il Covid 19 non è una montatura delle multinazionali del farmaco e nemmeno il frutto degli allarmismi di governi complici. I dati ufficiali ci confermano una importante escalation di contagi, di ricoveri e di decessi. Aggiungono gli editorialisti, Canè in testa: ”Ha ragione, chi se ne intende, a lanciare quotidiani appelli alle vaccinazioni che languono; sono apprezzabili le autorità regionali responsabili della sanità a unirsi a questo coro”. Tenuto conto della situazione non sarebbe male se il Governo, responsabile della salute, avviasse una nuova campagna pro-vaccino soprattutto per i più deboli e caldeggiare l’uso della mascherina in mezzo alla gente.
ANZIANI A RISCHIO
La maggior parte delle persone col Covid ricoverate in ospedale sono grandi anziani con più alto rischio di ospedalizzazione negli over 80; addirittura rischio di mortalità nelle persone con più di 90 anni, e persone con multiple condizioni di malattia o immunodepressione. Spiega l’infettivologo Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute: ”Molte di queste persone non sono vaccinate; o, se vaccinate, in larga parte si sono fermate al ciclo primario e sono a più di 2 anni dall’ultima dose somministrata. I richiami vaccinali, insieme alla immunità data dalle infezioni naturali, sono il più potente scudo contro la malattia grave e contro il rischio di morte per Covid”.
Il Ministero della Salute sta vagliando l’ipotesi di un “open day” per rilanciare le immunizzazioni. Oltretutto questa auspicabile scelta andrebbe incontro ai bisogni anche logistici della popolazione e consentono di raggiungere subito i più fragili. Ma tutto questo è realizzabile solo rafforzando la rete territoriale ( medici, ASL, farmacie) e ospedaliera. Mica facile, purtroppo.
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