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“Dieci secondi e sarei morto sotto le bombe”: la storia dell’inviato del Tg1

“Dieci secondi e sarei morto”: l’inviato del Tg1 Matteo Alviti ha rischiato la vita durante l’attacco da parte di Hamas ad Ashkelon, al confine con la Striscia di Gaza. Il giornalista era insieme all’operatore Maurizio Calaiò e alla producer Sahera Dirbas, quando diversi razzi hanno colpito l’area dell’Hotel Regina nel quale alloggiano. L’impatto è avvenuto a poca distanza dall’auto sulla quale si trovavano solo pochi secondi prima: ha danneggiato il mezzo e distrutto un’altra macchina che si trovava nei pressi.

Il racconto dell’inviato del Tg1

“La nostra macchina è stata investita da schegge – ha raccontato l’inviato in un servizio andato in onda nell’edizione del tg delle 20, mostrando le immagini dell’auto e della zona colpita -. Siamo usciti poco secondi prima che cadesse il missile. Sono ovviamente saltati gli air bag, ci sono ancora le chiavi infilate nel cruscotto”.

Poi, durante il successivo collegamento in diretta, Alviti, mentre stava spiegando che un altro razzo era caduto davanti all’hotel e un terzo poco distante, è stato costretto a fuggire verso il bunker mentre le sirene avvertivano che era in corso un nuovo attacco. Subito dopo la conduttrice del tg, Giorgia Cardinaletti, ha comunque assicurato che la redazione era riuscita a mettersi in contatto con Alviti e che l’inviato stava bene.

Alviti è quindi stato raggiunto per telefono

“Stiamo tutti bene – ha detto -. Come spesso accade è suonato l’allarme e abbiamo pochi secondi per raggiungere zona del bunker, perché Gaza è a soli 10 chilometri e i razzi ci mettono pochissimo ad arrivare qui”. L’inviato ha quindi aggiunto che “l’attacco all’hotel non è probabilmente un caso”. “Abbiamo assistito a una telefonata anonima in arabo – ha rivelato -, nella quale l’uomo diceva: se fossi in voi, me ne andrei”. “Non c’è ancora un bilancio di morti e feriti – ha concluso -. Più di cento razzi sono stati lanciati”.

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