Una specializzanda di 28 anni è stata aggredita, subendo un principio di strangolamento, sabato sera, mentre era di turno come guardia medica a Udine. L’aggressore era l’accompagnatore di un paziente a cui era stato consigliato di recarsi in Pronto Soccorso per alcuni approfondimenti diagnostici. L’uomo ha prima minacciato la dottoressa e poi le ha messo le mani al collo tentando di strangolarla prima di darsi alla fuga, dopo che una collega è prontamente intervenuta per difenderla.
È ancora sotto shock la 28enne specializzanda in Chirurgia, che la sera del 7 gennaio è stata aggredita dall’accompagnatore di un paziente mentre era in servizio alla guardia medica del Gervasutta di Udine. “Mi ha messo una mano al collo e ha stretto”, racconta. A liberarla dalla presa è stata una collega di 31 anni, anche lei specializzanda in Chirurgia, che sui social ha voluto denunciare l’accaduto per chiedere maggiori tutele per i medici.
“Ci siamo ritrovate questi due uomini in ambulatorio – racconta – ancora non sappiamo come abbiano fatto a evitare il triage al videocitofono. Uno era il paziente, con una gamba fasciata, l’altro diceva di essere il suo traduttore”. Le dottoresse dopo aver medicato le ferite, hanno poi spiegato al traduttore che l’uomo doveva recarsi al pronto soccorso per avere una diagnosi. “Il paziente era tranquillo, gli avevamo spiegato anche in inglese le cose – continua la 31enne – ma l’altro uomo ha iniziato a urlare che dovevamo dirgli cosa avesse. Abbiamo provato a spiegargli che non potevamo fare diagnosi perché non è nostro compito, ma non c’è stato verso. Ha iniziato a sbattere i pugni sulle porte”.
Ai primi segni di violenza le dottoresse chiamano subito i Carabinieri e riescono a buttare fuori i due. “La prima chiamata è stata alle 18.20 circa, praticamente subito dopo la visita, ma ci sono volute altre due chiamate prima di vederli arrivare verso le 18.50-19.00. Il problema è che aveva dimenticato uno zaino”. Così l’uomo si attacca al citofono, urla in strada e poi si dirige verso la portineria all’esterno dello studio. “È in quel momento che la mia collega si è precipitata fuori per urlare alla donna in portineria di stare attenta. Ma quando l’uomo l’ha vista da lontano l’ha subito raggiunta. Quando ho sentito le grida sono corsa anche io”.
L’uomo le ha prima minacciate, poi ha afferrato la 28enne per il collo. “A me ha provato a tirare un paio di calci, ma non è riuscito a prendermi. Non scorderò mai i suoi occhi. Ora ogni volta che mi si avvicina qualcuno senza preavviso salto dalla paura”. A provare a bloccare l’aggressore anche l’uomo che era stato medicato poco prima. “Lui ci chiedeva scusa, diceva che in realtà non lo conosceva”. I due uomini sono stati poi fermati e identificati. “Ma sono già a piede libero e sinceramente ora abbiamo paura che possa tornare”.
Secondo gli ultimi dati Inail in 5 anni, dal 2016 al 2020, sono stati 12mila gli infortuni sul lavoro per il personale sanitario registrati come violenze, aggressioni e minacce, con una media di circa 2.500 l’anno. “Un dato sottostimato”, scrive l’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro nel rapporto diffuso a marzo 2022.
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