Due fratelli di 36 e 43 anni, ai domiciliari, dopo essersi visti rigettare dal tribunale la richiesta di partecipare alla festa dei loro ragazzi hanno presentato istanza per essere sottoposti a visita medica nello stesso giorno. Ma una volta autorizzati, invece di andare in ospedale si sono recati in un ristorante di Licola, siamo a Pozzuoli, per la cerimonia. E i due hanno pubblicato anche le foto delle cerimonie sui social. E così per i carabinieri è stato facile capire l’inganno e alla fine per i due fratelli è scattato l’aggravamento di pena deciso dal Tribunale di Napoli, che ora ne ha disposto il carcere.
La ricostruzione
Già sottoposto ai domiciliari, il 36enne aveva fatto istanza all’autorità giudiziaria per ottenere un permesso e partecipare alla comunione del figlio, prima in chiesa, poi al ricevimento in un ristorante di Licola. Ottenuto il consenso solo per la cerimonia religiosa, il detenuto ha presentato una seconda richiesta, pure questa respinta. La terza ha riguardato una visita ortopedica, programmata presso l’ospedale San Giuliano, esattamente lo stesso giorno della comunione. Stessa trafila per il fratello 43enne, pure lui detenuto ai domiciliari, desideroso di partecipare alla festa per la comunione della figlia, nello stesso ristorante. Uguali le motivazioni alla base dei rigetti e poi una visita neurologica, prenotata alle 13.30 del 12 maggio 2024. Anche qui stesso giorno della comunione.
Ottenute le due autorizzazioni, i carabinieri hanno notificato la disposizione del tribunale ma poi hanno deciso di approfondire. Si è partiti dal dato più evidente, il giorno delle visite: 12 maggio 2024, una domenica. La direzione sanitaria dell’ospedale ha confermato i sospetti dei carabinieri, comunicando che nessuna visita era stata programmata, proprio perché giorno festivo. Inoltre, il medico incaricato di effettuare la visita ortopedica, riportato sull’istanza, è risultato in pensione da anni. Per il 43enne, invece, il dottore indicato non era mai stato in servizio presso quella struttura, tra l’altro non dotata di reparto di neurologia. Tanti indizi che hanno insospettito i carabinieri portandoli a scoprire l’inganno. E alla fine, entrambi, sono finiti in carcere. Almeno fino alle cresime dei figli.