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Elia17Baby “voleva uccidere”: il trapper romano condannato a 10 anni per la rissa con pugnalata sulla spiaggia

Dieci anni di reclusione per tentato omicidio sono stati inflitti oggi al trapper romano di 26 anni, Elia17Baby. Il tribunale di Tempio Pausania lo ha riconosciuto colpevole di aver pugnalato alla schiena, la notte del 14 agosto 2022, un sassarese di 35 anni sulla spiaggia di Marinella a Olbia.

Elia17Baby “voleva uccidere”: il trapper romano condannato a 10 anni

L’uomo è tutt’oggi su una sedia a rotelle a causa delle lesioni alla spina dorsale. Sia l’imputato che la vittima dell’aggressione erano presenti questa mattina in aula. Il gip del tribunale di Tempio Pausania, Claudio Cozzella, ha letto la sentenza di condanna, più pesante rispetto agli 8 anni sollecitati dalla pm Nadia La Femina.

Gli avvocati difensori del trapper hanno già annunciato battaglia. “Faremo appello perché riteniamo la sentenza ingiusta. Il tentato omicidio – spiegano i legali Pietro e Gian Maria Nicotera – è stato riconosciuto nonostante le numerose contraddizioni dei testi”.

Esulta invece l’avvocato di parte civile Jacopo Merlini: “La sentenza ha recepito tutto quello che dal punto di vista accusatorio avevamo espresso. Anzi si è andati anche oltre la richiesta avanzata dal pubblico ministero”.

“Per il mio assistito – chiarisce il legale – non è stato facile ripercorrere tutte le tappe del suo calvario che lo accompagnerà per tutta la vita”.

Dalla pugnalata la vittima non cammina più

Dal giorno della pugnalata alla schiena, la vittima non cammina più autonomamente e sta affrontando una lunga terapia di riabilitazione. I medici che lo hanno in cura non escludono però che la funzionalità di uno dei due arti inferiori resti compromessa per sempre, costringendo il giovane a passare il resto della sua vita in sedia a rotelle.

Elia17Baby si trova agli arresti domiciliari nella sua casa di Roma dal 17 maggio scorso. Era stato scarcerato dal giudice Cozzella – subentrato nel processo dopo che la Corte d’appello di Sassari aveva accolto l’istanza di ricusazione del precedente gip avanzata dai difensori – secondo il quale l’imputato in carcere aveva mantenuto un comportamento corretto, compatibile con l’attenuazione della misura cautelare.

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