Eventi estremi degli ultimi 10 anni in Emilia Romagna: 38 allagamenti da piogge intense, 27 danni da trombe d’aria, 12 esondazioni fluviali, 10 danni da grandine, 9 danni alle infrastrutture, 5 danni da siccità prolungata, 5 mareggiate, 3 ondate di calore estreme in città, 1 danno al patrimonio storico da piogge intense, 1 frana da piogge intense. Dal 2018 al 2022 questi fenomeni meteorologici avversi sono aumentati da 10 a 18 all’anno.
Gli allarmi sugli impatti catastrofici dei cambiamenti climatici nella regione Emilia Romagna si conoscono da tempo e nulla è stato fatto. Uno studio di pochi mesi fa diffuso da Greenway Group ed Ecogest e realizzato dal CCSC (Climate Change Study Centre), il primo Centro Studi nazionale per la valutazione degli effetti del cambiamento climatico sulle infrastrutture legate al sistema intermodale dei trasporti e sulla loro manutenzione, indicava come urgente il potenziamento dei sistemi di allerta e il rafforzamento della capacità di resilienza del territorio e delle sue infrastrutture, a partire della manutenzione ordinaria e straordinaria di strade e autostrade. Titolo del Rapporto: “I cambiamenti climatici nella regione Emilia Romagna e gli impatti catastrofici sulle infrastrutture stradali”.
“Oggi e per i prossimi anni – dichiarava presentando il Rapporto Valerio Molinari, presidente del Centro Studi Climate Change Study Centre- è necessario potenziare e rendere più efficiente la rete di infrastrutture stradali, che resta uno dei settori più colpiti dal cambiamento climatico. Bisogna potenziare i sistemi di allerta e gli strumenti che garantiscano a tali infrastrutture una maggiore efficienza e resilienza. Non c’è più tempo da perdere. Come stiamo vedendo sempre più spesso il clima non è un nostro giocattolo. Bisogna agire subito e il documento che abbiamo redatto può essere uno strumento utile”.
· In Emilia Romagna, i maggiori impatti causati dagli effetti del cambiamento climatico riguardano i cambiamenti nel ciclo dell’acqua, cioè l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi e la variazione della disponibilità idrica media annuale.
· Rischi maggiori connessi alla crisi climatica: frane, alluvioni, desertificazione, incendi, minore disponibilità e qualità delle acqua, perdita di produzione agricola, arretramento della linea di costa, intrusione salina, effetti negativi sulla salute, perdita di biodiversità, aumento dei consumi energetici.
· Tipologia degli eventi estremi degli ultimi 10 anni: 38 allagamenti da piogge intense, 27 danni da trombe d’aria, 12 esondazioni fluviali, 10 danni da grandinate, 9 danni alle infrastrutture, 5 danni da siccità prolungata, 5 mareggiate, 3 ondate di calore estreme in città, , 1 danno al patrimonio storico da piogge intense, 1 frana da piogge intense.
· Eventi estremi: dal 2010 al 2017 meno di 10 all’anno (tranne 2014), dal 20918 al 2022 da 10 a 18 all’anno.
· Previsioni per il periodo 2021-2050 VS 1971-2000:
– aumento delle temperature minime e massime di circa 1,5°C nelle stagioni invernale, primaverile e autunnale e di circa 2°C nella stagione estiva;
– diminuzione delle precipitazioni in primavera e in estate, aumento in autunno, in inverno aumento in pianura e diminuzione in collina/montagna.
· Il 12% del territorio regionale è esposto a frane, il 45% del territorio regionale è a rischio di pericolosità idraulica, ogni anno si perdono per erosione 5,64 t/ha di suolo.
· Infrastrutture regionali coinvolte: 12.475 km.
Di seguito alcuni grafici presenti nello studio.
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