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Epidemia, tutti indagati. Naufragio, tutti accusati. Il sogno-incubo sia sempre colpa di qualcuno

Stamane due marzo 2023 si legge stampato dal maggior quotidiano italiano: “Si potevano evirare quattromila morti”. Il quotidiano riporta il conteggio, la stima delle associazioni dei parenti dei deceduti per Covid nel 2020. Il conteggio e la stima e l’idea stessa di vittime per colpa umana e non per azione del virus si appoggiano su indagine della magistratura italiana giunta al momento in cui si rende noto, si offre alla pubblica opinione l’elenco degli indagati. Per la magistratura ovviamente no, ma per la gran parte della cosiddetta gente indagato è parente stretto di colpevole. Se poi l’indagato è in qualche modo un politico o un titolare o responsabile di qualcosa, un uomo o una donna delle istituzioni, un tecnico, uno scienziato, insomma non uno della “gente”, allora la parentela diventa identificazione: indagato uguale colpevole. Chi sono dunque gli indagati per il Covid Italia 2020? Tutti. Sì, tutti.

Epidemia colposa, l’epidemia è una colpa?

Prendete a caso, un nome qualsiasi di quelli che forse ricordate: Conte, Gallera, Speranza, Fontana, Locatelli…Tutti indagati e in quel tutti c’è un senso, una ragione, un messaggio, una risonanza con una ideologia di massa. Tutti quelli che avevano una qualche responsabilità pubblica indagati con l’ipotesi di reato di epidemia colposa attesta dell’idea che l’epidemia sia, in percentuale da definire, colpa di qualcuno. Questo il senso. La ragione sociale dell’indagine è il bisogno, bisogno umano di questa idea. Il bisogno che qualcuno abbia colpa del male subito. Bisogno che viene riconosciuto e per così dire istituzionalizzato dall’indagine della magistratura. L’ideologia, nel suo nocciolo e anche nel suo orizzonte, sussume, ipostatizza, crede e giura che non sarebbe successo se non fosse stata colpa di qualcuno. Anzi di tutti, di tutti chi?

Di tutti quelli che non hanno evitato accadesse. Dove punta l’indice dell’indagine? Non c’era il piano emergenza e se c’era faceva acqua. Il fatto non ci fosse neanche il Covid prima del 2020 risulta irrilevante ai fini dell’indagine e del bisogno sociale che la sostiene. Bisognava istituire la zona rossa dove non fu fatto e dove non fu fatto con la celerità che serviva. Vero, ma con questo parametro e criterio sotto indagine possono essere messi i governi più o meno di tutto il pianeta Terra, nonché tutti i medici, biologi, sindaci, prefetti, protezioni civili o comunque si chiamino in ogni parte del mondo. Il che, in fondo in fondo, è proprio ciò cui aspira il bisogno di gente: il Male non è se non per via (colpa) di un vettore. E il vettore, se non più propriamente un untore, non può che essere, deve essere la negligenza, l’inefficienza. In una parola la colpa.

Sentenza condanna per non aver previsto il terremoto

Per esplorare le radici culturali dell’indagine per epidemia colposa è oltre modo utile ricordare come in Italia ci sia stata sentenza di Tribunale che ha distribuito colpe e sanzioni e pene per non aver di fatto previsto terremoto in arrivo. Con la sinuosa argomentazione dell’ aver dato dei non allarmi terremoto equivale a colpa si è stabilito di fatto il diritto della gente ad essere avvertita e il dovere di qualcuno di avvertire. Quindi l’obbligo di prevedere il terremoto. Non deve quindi sorprendere che si indaghi sul perché e per come non sia stata prevista la pandemia. E sul perché e per come non sia stata ad essa pandemia posto subito e subitaneo riparo. Poco o nulla di questo appartiene alla sfera del possibile e neanche a quella del plausibile. Ma tutto di questo è nella sfera e dimensione del desiderabile. Quindi si indaghi sul come, perché e sul chi ha fatto sì che il desiderabile, anche se impossibile e implausibile, non si sia tradotto in realtà. 

Naufragio, di chi la colpa?

Potevano essere salvati è la frase-titolo che si legge il giorno due di marzo 2023 su altri quotidiani a proposito dei migranti annegati. Altro, diversissimo contesto. Ma medesima radice culturale: il Male deve essere spiegato e quindi metabolizzato attribuendogli fattezze o almeno generalità umane. E’ stato il governo cattivo che se ne frega dei migranti…Sono stati i migranti stessi cattivi e irresponsabili genitori…E’ stata la Guardia di Finanza che non ha chiamato i soccorsi…Sono stati i soccorsi a chiamare solo la Guardia di Finanza…E’ stato l’areo Frontex a non parla chiaro…E’ stata la Guardia Costiera che non ha capito… Tutti accusati, con ciascuno che accusa l’altro di qualcosa. E ovviamente ci sarà indagine della magistratura. Sempre però partendo dall’assunto, dall’obbligo psicologico, dal postulato che “potevano essere salvati” in mare. Così come “potevano esserci quattromila morti in meno” di Covid. Postulati indimostrabili eppur cogenti. 

Un paese bipolare tra sogno tiranno e incubo asfissiante

Migliaia di morti di Covid in meno se si fossero prese più misure e più in fretta. E’ il rimpianto dolente e quasi corale di un paese che con coro via via crescente ha per due anni filati lamentato i troppi interventi d’autorità sulla vita pubblica. Potevano essere salvati i migranti annegati nel naufragio è la certezza accusatoria di un paese che a stragrande e inscalfibile maggioranza è per non farne sbarcare nemmeno uno. Un paese bipolare. Abitato da un uomo comune, da una gente che, sia individualmente che collettivamente, condivide, nutre ed ha un sogno ricorrente: quello che terremoti, epidemie, naufragi, tragedie, guai, dolore e morti non siano se non per colpa di qualcuno. Il sogno che sognandolo diventa l’incubo di dover trovare, scovare, punire quel qualcuno. Incubo che asfissia la ragione e anche la giustizia.

Mino Fuccillo

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