L’eruzione dei Campi Flegrei del 29 settembre 1538 è uno degli eventi più noti dell’area. La sua importanza risiede nel fatto che fu particolarmente ben documentato, al punto che ancora oggi si possono studiare modelli che partono proprio da quel fenomeno. Si tratta di una eruzione che durò una settimana e che, oltre a cancellare il villaggio medievale di Tripergole, formò l’attuale Monte Nuovo. E’ stata anche l’ultima eruzione all’interno della grande caldera dei Campi Flegrei. Oggi però si è tornato a parlare dell’evento come uno dei possibili scenari per l’area flegrea.
L’attività sismica dei Campi Flegrei era nota anche nell’antichità. Ma una serie di terremoti più violenti iniziò a verificarsi nella zona durante il Quattrocento, alcuni dei quali particolarmente brutali e con l’aumento del bradisismo. Dopo il 1511 i terremoti aumentarono ancora e, in particolare nel biennio 1536-1537, le scosse si avvertirono in tutta la provincia di Napoli. Nella città di Pozzuoli furono danneggiati numerosi edifici. Nelle 48 ore che precedettero l’eruzione, le scosse di terremoto erano diventate continue seppur di bassa intensità.
Intorno a mezzogiorno del 28 settembre, il mare si ritirò improvvisamente di quasi 400 metri, lasciando sulla riva i pesci agonizzanti. Il giorno dopo, il 29 settembre, alle luci dell’alba, alcuni agricoltori notarono un abbassamento del terreno nella zona tra il Monte Barbaro, l’Averno ed il mare di circa 4 metri: un avvallamento dal quale usciva un piccolo torrente di acqua. Verso mezzogiorno, nello stesso avvallamento, iniziò a formarsi un rigonfiamento del terreno. Su questo rigonfiamento nel corso della giornata si formarono diversi crepacci e, alla sera, si aprì la prima voragine.
Fu l’inizio dell’eruzione, perché il rigonfiamento terreno collassò attorno alle 20 e formò una buca enorme dalla quale iniziarono a uscire fumo, fuoco e cenere, con diversi boati provenire dal sottofondo. Nella notte, continuarono i terremoti e la pioggia di cenere, fango e pietre. Fu così che in poche ore si formò il Monte Nuovo distruggendo il villaggio di Tripergole. L’eruzione distrusse i resti della villa di Cicerone e delle Terme Romane che si trovavano nei pressi di una sorgente termale.
Il 2 ottobre l’attività eruttiva si modera di molto e il monte diventa visibile quando fumo e ceneri cominciano a diradarsi. Il quarto giorno, giovedì 3 ottobre, l’eruzione riprese in maniera brutale tra le 15 e le 16: la pioggia di pietre raggiunse perfino Nisida, avvicinandosi così al cuore di Napoli. Poi, l’attività eruttiva si placò. Per due giorni, il peggio sembrava passato, dalla caldera uscì solo poco fumo, tanto che in molti iniziarono l’esplorazione del Monte Nuovo. Ma il settimo giorno, domenica 6 ottobre, di nuovo tra le 15 e le 16, si verificò una nuova violenta esplosione eruttiva. Poi, finalmente, la tregua vera e propria.
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