Gli esorcisti scarseggiano. L’Sos arriva dall’Associazione internazionale esorcisti (Aie), l’unico ente riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede. Il nuovo presidente dell’Aie, mons. Karel Orlita, ha sottolineato la mancanza di un ricambio generazionale tra gli uomini impegnati in questa “battaglia”.
Mancano gli esorcisti, nel mondo meno di mille
“Non pochi vescovi, più che mai desiderosi di poter contare su uno o più esorcisti, impegnati nella pastorale della liberazione dall’azione straordinaria del maligno, lamentano di non avere nel loro clero sacerdoti adatti a svolgere il ministero di esorcista – ha detto Orlita -. Non basta, dicono, avere una buona preparazione teologica ed essere bravi preti per fare l’esorcista: occorre qualcosa d’altro”.
Gli esorcisti che aderiscono all’Aie in tutto il mondo sono 905. L’Europa è il continente più rappresentato (70%), con l’Italia al primo posto (483 soci, di cui 139 ausiliari). Seguono il Nordamerica (13%), con Stati Uniti (62) e Messico (48); il Sudamerica (11%), guidato dal Brasile (46), e l’Asia (6%, di cui 3 in Cina e 2 a Taiwan). In Africa, alle prese con la stregoneria, gli esorcisti sono Aie sono appena 13.
Scetticismo diffuso
Don Gianni Sini, esorcista sardo, è convinto che “non sia entrata l’idea di inserire nelle facoltà teologiche dei corsi specifici per esorcisti per cui spesso siamo in presenza di sacerdoti che i vescovi si vedono costretti a cooptare. Ma non è che tutti siano predisposti per questo ministero”, dice il sacerdote-esorcista all’AdnKronos.
Secondo l’esorcista Don Gianni Sini, non manca lo scetticismo nei confronti delle presenze demoniache anche tra gli stessi preti: “È facile trovare qualche sacerdote scettico anche tra coloro che vengono incaricati. Ciò che manca è la forte convinzione che la realtà di Satana oggi è presente. Non possiamo eluderla o ridurla solo ad un mito o a qualcosa che sia il simbolo astratto del male. Questo crea disorientamento anche tra i fedeli”.
Spesso chi è posseduto dal demonio, viene considerato una persona con una patologia psichiatrica. «Pochi si rendono disponibili perché sanno che si tratta di un ministero che richiede grande impegno, disponibilità di tempo. Oggi si fa fatica ad ascoltare. Si tratta anche di accompagnare le persone nel cammino di sofferenza. Un cammino che si affronta anche con le famiglie» conclude Don Sini.