Finse di iniettare vaccini, ex assistente sanitaria patteggia 4 anni e dimezza la pena

La Corte d’appello di Trieste ha accolto oggi, 27 novembre, la richiesta di concordato nel processo a carico di Emanuela Petrillo, l’ex assistente sanitaria di Spresiano (Treviso), accusata di aver finto di iniettare vaccini a centinaia di bambini tra il 2009 e il 2017 tra Friuli e Veneto. Si dimezza dunque la pena inflitta alla donna in primo grado, che passa così da 8 anni e 6 mesi a 4 anni di reclusione. Inizialmente la Petrillo era stata accusata di peculato, omissione di atti d’ufficio e falso ideologico. Nel tempo alcuni capi d’accusa erano però caduti in prescrizione.

Finse di iniettare vaccini, ex assistente sanitaria patteggia

Il concordato in appello era stato raggiunto nelle scorse settimane tra la Procura generale e l’avvocato difensore di Petrillo, Paolo Salandin. Petrillo, oggi mamma 37enne di due bambini – come rende noto il suo difensore – potrà avere la possibilità di usufruire di misure alternative alla detenzione, come ad esempio l’affidamento ai servizi sociali.

“Come parti civili – riferisce Mariana Martina, che assiste alcune famiglie – ci siamo rimesse alla decisione della Corte e ne abbiamo preso atto. In sede civile ora dovrà essere quantificato il danno. Al momento da parte nostra non è stata espressa la volontà di ricorrere in Cassazione”. La sentenza di primo grado era stata emessa dal Tribunale di Udine a inizio marzo 2022.

Emanuela Petrillo era accusata in relazione alle sedute vaccinali effettuate al distretto di Codroipo e a San Daniele e Udine, dal 2009 al 2015, e all’Ulss 2 di Treviso, dove si trasferì e lavorò fino al giugno 2017, quando fu denunciata e licenziata per giusta causa.

Stimato danno erariale per oltre 660 mila euro

Nell’autunno 2021 Petrillo era stata condannata dalla Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per il Friuli Venezia Giulia, al pagamento di 550mila euro a favore dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc). La Procura aveva stimato un danno erariale per oltre 660 mila euro, poiché sulla sanità regionale erano gravati i costi di “una complessa attività rimediale, sostanzialmente finalizzata all’esecuzione di nuove somministrazioni vaccinali nei confronti della popolazione infantile ritenuta interessata dal disservizio”.

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Filippo Limoncelli