Fuga dei medici, il 40% guarda all’estero perché in Italia non si sentono valorizzati e tutelati

Fuga dei medici, servizio sanitario in allarme . Il 40% dei camici bianchi sta valutando l’opportunità di andare all’estero. Milioni di pazienti (quorum ego) sono molto preoccupati.

L’ultimo sondaggio (Piepoli per Fnomceo) certifica una diffusa apprensione. Un dato emblematico: il 90% degli italiani è convinto che questa deve essere la priorità del governo. Altro dato significativo: il 76% sostiene che il servizio sanitario deve restare pubblico. È così da 45 anni. E per anni è stato anche una autentica eccellenza del Paese.

Non è più così. Un terzo dato spiega tutto: ben 3 milioni di italiani rinunciano a curarsi se la prestazione è a pagamento.  E il 36% dei medici intervistati dice di non avere più tutto il tempo necessario per i pazienti. Domanda inevitabile: perché? Le risposte sono più d’una.

1) NON C’È PIÙ L’ATTRATTIVITA’ DI UN TEMPO
Prima spiegazione: la professione medica ha perduto il fascino antico. Lo ha detto anche di recente in una intervista Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici Chirurgici e degli Odontoiatri: ”Penso che per trattenere i medici la partita più importante la di debba giocare sull’attrattivita’ del Servizio Sanitario Nazionale. Troppa burocrazia e regole a volte difficili da capire. Per cui il Sevizio Sanitario è di fatto diventato un gigante dai piedi d’argilla”.

2) NON È SOLO QUESTIONE DI SOLDI
Lo ammettono tutti: non si può negare che una parte dei giovani medici faccia riferimento a una remunerazione che in Italia è ben al di sotto di altri Paesi Europei.  Ci sta. 

Aggiunge Anelli :” I medici dovrebbero essere pagati di più anche perché per un euro speso nella sanità potremmo guadagnarne due; e questo sarebbe un bene per la nostra economia e per la nostra salute. La forbice con altri Paesi è indubbiamente elevata, ma non penso si tratti solo di una questione di soldi. Il desiderio di un medico è quello di contare di più, di essere valorizzato. E c’è dell’altro: la violenza. Un fatto grave e in crescita. La violenza che dobbiamo talvolta subire dai pazienti e il ricorso di questi ai giudici per ottenere risarcimenti che spesso non sono motivati”.

3) IL RITARDO DI STATO E REGIONI
I mille medici intervistati dal sondaggio dell’Istituto Piepoli non hanno dubbi.” È giunto il momento che lo Stato, più che le Regioni, faccia un piano di assunzioni straordinario per i giovani medici e che, come dice Anelli, “ci siano incentivi affinché il Servizio Sanitario Nazionale sia centrale e attragga i giovani con soddisfazioni professionali ed economiche senza punirli nel loro impegno”.

Chiaro il riferimento alle recenti multe per troppo lavoro. Un provvedimento che ha deluso e demoralizzato i medici. Conclude Anelli:” Si, c’è delusione anche perché il medico ha un codice deontologico e non si sognerebbe mai di abbandonare un malato per andarsene a casa. Non si può colpire la nostra etica”.

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Marco Benedetto