Gabbie salariali, si torna a parlare di un vecchio cavallo di battaglia della Lega. Il Governo ha infatti approvato un ordine del giorno proposto dal partito di Matteo Salvini alla delega sul salario minimo che impegna (in futuro, servirà un provvedimento ad hoc che al momento non è stato presentato ndr) il Governo su questo fronte.
Anticipato da Repubblica, il provvedimento è stato accolto martedì notte dal governo alla Camera. Il testo è a prima firma di Andrea Giaccone ed impegna il Governo “a proseguire nello sforzo di garantire retribuzioni proporzionate e sufficienti”. Nel farlo si valuta “l’opportunità di prevedere con apposito provvedimento un intervento sulla contrattazione del pubblico impiego”. Questo deve avvenire nella considerazione che “lo stipendio unico nazionale può comportare disuguaglianze sociali su base territoriale, creando discriminazioni di reddito effettivo”.
Sostanzialmente si punta alle gabbie salariali almeno nel pubblico impiego. In premessa si considera che “il tema del costo della vita e delle retribuzioni adeguate è principalmente sentito nel settore del pubblico impiego. Laddove lo stipendio unico nazionale può comportare disuguaglianze sociali su base territoriale”. Sarebbe quindi “auspicabile per alcuni settori, come ad esempio nel mondo della scuola, un’evoluzione della contrattazione che da una retribuzione uguale per tutti passi a garantire un pari potere d’acquisto per tutti, ipotizzando una base economica e giuridica uguale per tutti, cui aggiungere una quota variabile di reddito temporaneo correlato al luogo di attività”.
Il deputato di Fdi Marco Cerreto spiega che il suo partito è contrario alle gabbie salariali: “Noi non siamo a favore delle gabbie salariali ma riteniamo che il governo debba approfondire il serissimo problema dei contratti pirata ma allo stesso tempo debba continuare a sostenere quella contrattazione decentrata che favorisce una concertazione che, se basata su livelli di civiltà giusvaloristica e di buon senso sicuramente, porteranno a risultati maggiori”.
Contrarie le opposizioni ed anche la Cgil. M5s, in un comunicato esprime la sua contrarietà: “Ci risiamo. Non contenti dello spettacolo vergognoso offerto al Paese con l’affossamento del Salario Minimo, la maggioranza ha aggiunto un’ultima ciliegia avvelenata diretta al mondo della scuola pubblica (…) Lega e Meloni rifilano così l’ennesimo schiaffo alla scuola pubblica e al Sud, dopo il ridimensionamento della rete scolastica e le autonomie (…). La scuola ha bisogno non di stipendi differenziati ma di stipendi più alti per tutti i prof, per portare l’Italia almeno al livello degli altri stati europei” .
La segretaria del Pd Elly Schlein spiega le ragioni della sua contrarietà: “Pensate che un insegnante al Sud debba prendere di meno che uno al Nord, volete dividere questo Paese più di quanto non è. Avete scelto di essere dalla parte degli sfruttatori mentre date una sberla agli sfruttati”.
Contraria anche la Cgil, con il segretario Maurizio Landini che parla di “errore grave”.
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