I genitori di Filippo Turetta hanno rinunciato ad incontrare il figlio in carcere

Hanno rinunciato ad incontrare il figlio in carcere i genitori di Filippo Turetta, attesi alla casa circondariale di Montorio a Verona. Secondo quanto si è appreso i due, Nicola Turetta ed Elisabetta Martini dopo aver ottenuto il permesso dal pm non hanno infatti seguito l’avvocato Giovanni Caruso per il colloquio. Il legale potrebbe comunque andare in giornata a Verona per un nuovo incontro con Turetta.

Filippo Turetta, i genitori rinunciano a fare visita al figlio in carcere

Da quanto si è appreso, la rinuncia è stata motivata con la necessità di ricorrere a un aiuto psicologico, sia per il giovane che per i due genitori. All’avvocato Caruso non è rimasto altro che comunicare stamani questa decisione alla direzione del carcere di Montorio.

Omicidio Giulia Cecchettin, le accuse

I carabinieri sarebbero già al lavoro sul cellulare di Giulia, trovato nell’auto di Turetta. Per ora, i suoi legali non presentano istanze né chiedono misure meno afflittive rispetto al carcere: non faranno ricorso al Riesame contro l’ordinanza che lo tiene in cella. Neppure fanno cenno a perizie o consulenze sullo stato di salute psichica del 22enne. 

I capi d’accusa non sono mutati, non c’è ancora (se mai verrà contestata dalla Procura) la premeditazione. Però in qualche modo l’idea che Filippo Turetta possa aver pianificato il delitto è sul tavolo. Lo sanno anche i legali. Tant’è che le dichiarazioni del 22enne sembrano andare già nella direzione contraria: “Quello che è scattato in me quella sera”. Come a circoscrivere il movente e la pianificazione del delitto solo alle ultime ore di vita di Giulia.

La battaglia sulla seminfermità

Per gli avvocati di parte civile non si è trattato di un omicidio dettato dall’impeto. Neanche i famigliari di Giulia credono all’ipotesi del vizio di mente. Lo dimostrerebbe il disegno del crimine: l’aggressione con il nastro adesivo, che era stato comprato prima dell’omicidio; il ritrovamento del cadavere, nascosto con due sacchi neri; e infine la fuga in Germania. Sono elementi che preludono una premeditazione, un piano, e non si coincilierebbero quindi con la tesi della follia.

 

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Filippo Limoncelli