L’Istituto di medicina legale di Padova ha comunicato già ieri sera alla Procura di Venezia che, dopo oltre 12 ore di esame, le operazioni necroscopiche sul corpo di Giulia Cecchettin sono terminate. E perciò probabile che arrivi in queste ore il nulla osta alla restituzione della salma alla famiglia, che potrà quindi ufficializzare in via definitiva la data del funerale, previsto martedì 5 dicembre alle ore 11 nella Basilica di Santa Giustina a Padova. Ai funerali parteciperanno anche il Capo della Stato Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni.
La famiglia non vuole fiori al funerale, ma opere di bene in sua memoria
Le epigrafi sono state già affisse stamane a Vigonovo, il paese di Giulia. Santa Giustina è una chiesa capace di ospitare migliaia di persone. Davanti c’è il Prato della Valle, piazza che permetterà a molti di seguire la cerimonia sui maxi schermi che verranno montati in esterno. Nella dedica a Giulia, si legge anche una richiesta della famiglia: “Non fiori, ma offerte per opere di bene in sua memoria”.
Le cause della morte di Giulia Cecchettin
E’ durata in totale 14 ore l’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin. Dall’esame iniziato venerdì alle 9.30 e terminato alle 23.40 di ieri sera, è emerso che Giulia è stata uccisa con il coltello da cucina trovato nell’auto di Turetta. L’autopsia è durata 14 ore a causa della complessità e del gran numero di accertamenti tramite i quali i periti hanno risposto ai quesiti della Procura. Ed ora il corpo di Giulia verrà restituito alla famiglia.
Le cause della morte di Gulia vanno riferite alla lesività delle coltellate ricevute dalla giovane. Non tanto al numero dei fendenti o ai traumi, come quello cranico, riportato da Giulia cadendo a terra nella zona industriale di Fossò, nella parte finale dell’aggressione da parte di Turetta.
Il coltello da cucina usato da Filippo Turetta
Dall’autopsia è emerso che Filippo Turetta ha usato un solo coltello. Il dettaglio era già emerso nell’ampia confessione resa dal 21enne davanti al pm di Venezia. Il coltello spezzato, con lama lunga 21 centimetri, trovato nel parcheggio a circa 150 metri dalla villetta della ragazza, non sarebbe stato quindi usato. Ora la certezza assoluta arriverà dalle analisi del Ris di Parma: sembra tuttavia che Turetta abbia usato solo il coltello da cucina con lama da 12 centimetri con cui ha colpito Giulia una ventina di volte. L’oggetto in questione è stato ritrovato e sequestrato nell’auto con cui è fuggito in Germania.
Nessuna tracce evidente di legature da scotch
Sul corpo di Giulia, l’esame necroscopico non avrebbe rivelato tracce evidenti, né sulla bocca né sulle mani, di legature con lo scotch. Un pezzo di nastro adesivo – che Filippo aveva acquistato on line prima dell’omicidio – era stato rinvenuto, con tracce di capelli, nella zona della seconda aggressione compiuta da Turetta sull’ex fidanzata nella zona industriale di Fossò, sabato 11 novembre.
Quanto agli altri traumi vi sarebbe conferma di una frattura cranica sulla vittima, dovuta alla caduta a terra di Giulia, sempre a Fossò, causata dalla furia di Filippo Turetta. Questa ferita però non sarebbe stata da sola determinante nel decesso, avvenuto per dissanguamento.
Filippo Turetta: “L’amavo e la volevo tutta per me. Devo pagare per un’omicidio orribile”
“L’amavo, la volevo per me, non accettavo che fosse finita”. E’ questo, intanto, il senso delle parole che avrebbe detto al pm Filippo Turetta nel corso dell’interrogatorio di ieri durato nove ore. Il 21enne, come già fatto nelle dichiarazioni al gip, avrebbe affermato di voler “pagare e scontare la pena per le mie responsabilità di un’omicidio terribile”.
Turetta non si dava pace per la fine della relazione con Giulia Cecchettin, che l’aveva lasciato la scorsa estate. Il giovane avrebbe provato in tutti i modi a recuperare il rapporto. Anche con comportamenti, come confidava Giulia alle amiche, che erano una violenza psicologica nei confronti della 22enne.
Premeditazione o delitto d’impeto?
“Quella sera mi è scattato qualcosa in testa, ho perso la testa”, avrebbe detto Turetta al pm cercando di respingere l’ipotesi di una premeditazione e, in sostanza, descrivendolo come un delitto d’impeto.
Ha detto di aver commesso un “fatto terribile” per il quale non ci sono scusanti, ribadendo di essere pentito, affranto e pronto a pagare quello che dovrà pagare in termini di giustizia.
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