Si trova infilato in un ceppo portacoltelli in cucina sopra al frigorifero di casa il coltello che Alessandro Impagnatiello ha usato per uccidere Giulia Tramontano, la sua fidanzata al settimo mese di gravidanza.
Del telefonino di Giulia invece si sono perse le tracce. L’assassino dice di averlo gettato in un tombino. E’chiaro che eventuali contatti e messaggi potrebbero aggravare la sua posizione: non vuole farlo trovare? Perché? Intanto l’ha mollato anche il suo avvocato e di legali di fiducia si stenta a trovarne.
A indicare dove si trovasse l’arma è stato lui stesso durante l’interrogatorio di convalida del fermo di venerdì scorso. Il sequestro del coltello, assieme ad altri accertamenti irripetibili, fa parte dell’attività della Sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri che per la prima volta, a distanza di dieci giorni dal delitto, sono entrati nell’abitazione di via Novella a Senago dove viveva la coppia.
I rilevi tecnico-scientifici, coordinati dalla Procura, verranno effettuati anche nella cantina e nel box, dove Impagnatiello, a suo dire, avrebbe nascosto per quattro giorni il corpo martoriato della compagna prima di sbarazzarsene, gettandolo tra le sterpaglie vicino a dei garage non molto lontano dall’abitazione.
Anche su questo fronte inquirenti e investigatori devono effettuare verifiche per riscontrare le dichiarazioni dell’uomo, su cui ci sono dubbi, e per dimostrare che c’è stata premeditazione.
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