Durante gli accertamenti con il luminol, il pavimento della sala dell’appartamento di Senago “si è acceso per parecchi minuti” a causa di una copiosa presenza di sangue che nemmeno una pulizia accurata è riuscita a cancellare. Questo conferma che Giulia Tramontano è stata uccisa lì, nel soggiorno di casa, la sera del 27 maggio scorso. A confermarlo in aula è stato il responsabile della scientifica dei carabinieri di Milano, sentito come testimone nel processo contro Alessandro Impagnatiello, l’ex barman che ha confessato di aver accoltellato la compagna al settimo mese di gravidanza. L’investigatore ha mostrato le prove raccolte, utilizzando anche delle slide, e ha descritto i rilievi effettuati sull’auto di Impagnatiello, nell’abitazione, nel box e nella cantina. Nella macchina è stata riscontrata una “fortissima luminescenza nel pianale del baule” che è durata oltre due minuti. Nell’appartamento, il pavimento della sala si è illuminato “quasi a giorno”, mentre il divano e il tappeto non hanno mostrato tracce di sangue. Secondo l’investigatore, il divano era “probabilmente coperto con un telo mai ritrovato” e il tappeto era stato “tolto dal pavimento” durante l’assassinio.
I tentativi di eliminare le tracce
Sono stati repertati molti flaconi di ammoniaca e candeggina, sacchi di plastica e guanti, che sarebbero stati utilizzati per ripulire la scena del delitto e per sbarazzarsi del corpo di Giulia. Un altro investigatore ha testimoniato sulle tracce di sangue trovate, evidenziando il trascinamento del cadavere che Impagnatiello ha anche tentato di bruciare, lungo le scale della palazzina e tra la cantina e il box. La testimonianza degli investigatori ha fornito un quadro dettagliato delle fasi successive al delitto, rafforzando l’accusa contro Impagnatiello e sottolineando l’atrocità del crimine commesso.