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Gli album live più leggendari della storia del rock: Deep Purple, Who, Allman Brothers Band…

Quando si parla di album live più leggendari, vengono subito alla mente decine di dischi memorabili. Ognuno poi ha i suoi personali eroi e di conseguenza un qualche live che ha un posto speciale nel suo cuore… o nella sua collezione di dischi. Alcuni album live sono però rimasti nella storia e hanno fatto leggenda, diventando dei veri e propri punti di riferimento per i musicisti, così come per gli ascoltatori. Abbiamo scelto qui di fare una dura selezione, limitandoci a un elenco di cinque album che a vario titolo hanno lasciato un segno indelebile, con un occhio di riguardo alla qualità della registrazione e al fatto che si tratti di documentazioni di concerti e non raccolte di brani eseguiti live in momenti distanti fra loro. Veniamo dunque alle proposte di questa settimana.

1. Deep Purple, Made in Japan

Pubblicato nel 1972 come doppio vinile, è considerato da molti l’album live per eccellenza. È la summa di tre concerti del tour giapponese dello stesso anno, e forse l’album live che ha da subito riscosso un enorme successo di vendite e di critica, tanto da contare numerose ristampe che includono bonus track, anche in costosi cofanetti di addirittura 6 cd. È stato definito l’album “più onesto” della storia del rock, dal momento che non ci sono sovraincisioni, tagli o correzioni: alcuni piccoli “errori” catturati su disco diventano invece spunti per parti improvvisate, nella migliore tradizione dei musicisti rock. Ciò nonostante, è anche la qualità della registrazione (per gli standard degli anni Settanta) a convincerci a proporlo per primo in questa lista. L’esecuzione, poi, è da brivido, con il sapiente uso dei riff, le improvvisazioni e le lunghe cavalcate. Ah! I bei tempi in cui le performance dal vivo erano ben diverse dalle versioni registrate in studio… Tutto questo rende l’ascolto dell’album estremamente immersivo: sembra di essere lì, sotto il palco, anche senza vedere le immagini, un’esperienza rara anche per un album live.

2. Peter Frampton, Frampton Comes Alive!

Pubblicato nel 1976 come doppio vinile, Frampton Comes Alive! è indiscutibilmente l’album live più venduto di sempre (il che ci fa sospettare che molti di voi già lo conoscano…). Questo record di vendite è forse il motivo principale per cui molti considerano questo l’album live per eccellenza, e non Made in Japan dei Deep Purple, ma in fin dei conti crediamo sia questione di gusti: non siamo qui a decretare vincitori di una gara che in realtà non è mai esistita. La tracklist qui è pensata in funzione dell’album, e non segue la scaletta del concerto, che invece è stata più o meno recuperata in ristampe successive. Frampton, già membro dei Humble Pie con l’ex cantante degli Small Faces, esegue una serie di magistrali versioni di alcuni classici, come Show Me the Way, Baby, I Love Your Way e Do You Feel Like We Do, inserendo anche una cover di Jumpin’ Jack Flash dei Rolling Stones. Il tutto condito con l’uso innovativo ed esteso del talk box, un effetto che fa sembrare che la chitarra parli.

3. The Allman Brothers Band, At Fillmore East

Gli Allman Brothers Band, paladini del southern rock americano, facevano delle performance live con lunghe parti improvvisate in maestose jam il loro punto di forza. Questo è già un motivo sufficiente fare di questo live un album immancabile in una buona collezione di musica. Pubblicato nel 1971, anche questo in doppio vinile, At Fillmore East raccoglie il meglio di quattro concerti registrati in due giorni nella storica venue di New York, pochi mesi prima della sua chiusura. La band si presenta con un’insolita formazione con due batterie e due chitarre: l’uso magistrale della slide guitar in questo album è stata ragione di notti insonni di studio per i chitarristi di più di una generazione. Le versioni live sono sempre condite da parti improvvisate e lunghe jam che arrivano ai 22 minuti di The Whipping Post che riempie da sola l’ultima facciata del doppio vinile. Da sottolineare anche la versione di Stormy Monday, che diventerà un punto di riferimento d’obbligo per tutte le versioni che tanti altri bluesmen incideranno successivamente.

4. The Who, Live at Leeds

Il 14 e 15 febbraio 1970 gli Who suonano in due concerti, all’Università di Leeds e a Hull, con l’intento di registrare un album live. A causa di problemi tecnici, però, solo la performance di Leeds finirà sul vinile, pubblicato pochi mesi dopo. Sei tracce che trasudano l’energia esplosiva di una delle band più potenti della storia del rock: anche questo uno dei rari casi in cui ascoltando l’album si rivive l’atmosfera del live e sembra di essere presenti al concerto. Nelle ristampe successive, vennero recuperate alcune versioni di brani tratti dall’opera Tommy e addirittura il concerto di Hull. Ma già le sei tracce della prima edizione sono sufficienti a definire questo live uno dei più leggendari della storia del rock: da Substitute a Summertime Blues, fino a My Generation, estesa a durare oltre 14 minuti.

5. Muddy Waters, At Newport 1960

A qualcuno potrà sembrare strano che abbiamo voluto inserire proprio questo album tra i live più leggendari ma, oltre ad essere un documento storico molto importante, è un album che restituisce una performance live estremamente intensa e la sensazione di partecipare al concerto è forte mentre si ascolta il disco. Registrato al Newport Jazz Festival nel 1960, è un documento storico, perché si tratta di un’esibizione che portò il blues nero e Muddy Waters all’attenzione del pubblico bianco americano, in un periodo in cui il razzismo era molto presente negli States. Ma anche perché quella di Muddy Waters in quegli anni è stata la prima band completamente elettrica della storia, nonostante la copertina faccia pensare a un classico concerto folk con chitarra acustica: non solo la chitarra era elettrica, che per un bluesman del Delta era già un’innovazione, ma anche il basso.

Insomma, si può dire che Muddy Waters ha in un certo senso inventato il rock moderno! La performance poi… che performance! Grandissimi interpreti e grandissima energia. Il video qui sotto propone una ripresa dello stesso concerto. La scaletta è identica a quella dell’album, tranne per l’ultimo brano che qui è una jam session con diversi cantanti invece di Goodbye Newport Blues che chiude la tracklist dell’album.

Una categoria a parte meritano i dvd musicali di concerti. Ne segnaliamo in particolare alcuni che a nostro avviso propongono una qualità fuori dal comune, e che ci hanno tenuti attaccati allo schermo dall’inizio alla fine: Iron Maiden, Rock in Rio; Peter Gabriel, Secret World Live; Hawkwind, At the Roundhouse (cofanetto di due cd più dvd).

Roberto Cruciani

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