Guerra in Ucraina, Roberta Pinotti avverte: i nostri militari sono preparati, il problema è dei politici

Chi se ne intende più di Roberta Pinotti, ex deputata e senatrice, ex ministra e sottosegretaria del Ministero della Difesa dal 2013 al 2018, membro e presidente delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, del tema che più brucia alla vigilia di queste confuse, confusissime elezioni del prossimo 8 e 9 giugno?

Chi può trattare con molte cognizioni di causa il tema della Difesa e della Sicurezza in un quadro europeo-mondiale, se non questa leader genovese, nata nel quartiere di Sampierdarena, con alle spalle una carriera politica che, gradino dopo gradino, l’ha portata con la militanza nel Pci, nel Pds nei Ds poi nel Pd e nell’Ulivo, ai vertici del ministero della Difesa a Palazzo Baracchini, via XX Settembre a Roma, dove si ha la possibilità di osservare il mondo da un angolo visuale oggi determinante.

Oggi la ex ministra gira per l’Italia e il mondo, tenendo conferenze e incontri proprio sui temi della difesa e della sicurezza, assolvendo un compito che è diventato quasi necessario e vitale mentre galoppiamo verso elezioni Europee nelle quale i problemi sono tanto urgenti quanto assolutamente evitati, in un dibattito nel quale si cavalcano ben altri argomenti molto più futili e la difesa italiana ed europea è, tutt’al più, affrontata ragionando sulla abbastanza esilarante candidatura del generale dell’Esercito Vannacci, scelto dalla Lega come cavallo vincente per portare voti a Matteo Salvini.

La conversazione con Pinotti avviene dopo un suo brillante intervento a un Convegno romano, presso l’Alto Comando della Difesa, che ha visto la partecipazione di importanti militari e esperti italiani e stranieri.

Roberta Pinotti ha misurato bene i tempi rapidissimi della epocale svolta che ha cambiato nel mondo e in Europa gli equilibri di forza tra le grandi potenze, compresa l’Europa. Ha visto e pesato le mosse di Putin, passato da interlocutore presente e attento alla costruzione continentale alle invasioni-annessioni in Crimea e in Georgia , alla minaccia vera per tanti paesi dopo l’attacco in Ucraina nel febbraio del 2022.

Ha le idee chiare Roberta Pinotti sull’atteggiamento di questi giorni, di queste ore verso l’Ucraina sotto scacco militare e anche su un sistema di difesa europea oramai non solo urgente, di più.

Mentre l’atteggiamento dei candidati all’Europa è così imbarazzante.

Alla ex ministra viene subito spontaneo chiedere in quale misura i segnali di una svolta mondiale così forte sono stati percepiti e quando.

“Abbiamo capito che tutto stava cambiando, risponde, nel momento della creazione dello Stato Islamico, quando il terrorismo di Al Qaeda e dell’ISIS “reggeva “ un territorio dal quale poi partivano le azioni così pesanti degli attentati in Europa.”

“Ma che la guerra potesse arrivare in Europa e in un modo tanto duro forse dovevamo già intuirlo dall’atteggiamento di Putin, in tempi lontani, quando nei suoi discorsi descriveva le democrazie obsolete, il mondo occidentale in declino, a fronte di una grande madre Russia che si riprendeva la Georgia. E siamo nel 2007 quando l’incendio incomincia a appiccarsi e a minare le certezze europee.”

Bisogna arrivare nel 2014 e il secondo segnale suona forte e chiaro : “Ho giurato davanti a Giorgio Napolitano come ministra della Difesa nel 2014 e ho subito dovuto affrontare la crisi per la Crimea. Eppure le relazioni con la Russia erano formalmente stabili. Da sottosegretario ero addirittura stata, prima del 2014, in missione politica, partecipando a esercitazioni nelle quali si schieravano gi alpini italiani, insieme ai soldati russi. Ed era il 2013…., racconta. E bisogna ricordare qual era allora l’atteggiamento della Francia e le relazioni di Parigi con Mosca e che cosa era allora la NATO. Era un altro mondo. La Russia sembrava voler dialogare…Invece con loro bisognava capire che molto stava per cambiare…”

Non c’erano altri segnali? “ In verità i paesi baltici in particolare, ma anche molti paesi dell’Est, soprattutto la Polonia, ci avevano avvertito: indicavano un pericolo. Alla luce anche di questo si potrebbe dire che l’Ucraina era già prevedibile…..”

Ma poi le cose sono precipitate.

“Nel febbraio del 2022, ma anche prima, in dicembre del 2021, io avevo avuto incontri importanti negli Usa, con rappresentati delle istituzioni americane. In questi incontri una senatrice democratica e anche un senatore repubblicano avevano già indicato cosa si prospettava. Siete consapevoli in Europa, mi chiedevano, di cosa sta per succedere tra Russia e Ucraina?

In ogni occasione poi i servizi inglesi e americani avvertivano. I droni indicavano chiaramente i movimenti delle truppe russe. Ma ci si illudeva. A nessun livello ci si voleva rassegnare all’idea di un attacco.. Come se fosse solo una dimostrazione di forza….Addirittura si pensava che in fondo la Russia potesse ancora pensare di rientrare nello spirito degli accordi di Pratica di Mare.”

Invece di colpo il mondo è cambiato: da un alleanza possibile si è passati allo scontro così duro.

E oggi cosa può succedere? Cosa si può fare, soprattutto verso l’Ucraina che sembra crollare?

Roberta Pinotti è sicura: “Il sostegno all’Ucraina è doveroso, ma c’è di più. Aiutarla ha un valore non solo pratico, ma anche simbolico-valoriale. L’Europa è nata prima di tutto per garantire un valore: la pace. Per questo, dopo gli orrori della II guerra mondiale, è nata l’Unione Europea, con il principio che se tutti si mettono insieme puoi evitare i motivi di scontro. L’ordine mondiale nasce dopo il 1945 da questa spinta: noi firmiamo testi sacri per sancire questo principio. Se permettiamo che questo principio venga meno, abbandonando l’Ucraina, tradiamo uno dei nostri fondamenti.”

Ma la situazione innescata da questo conflitto, nel cuore del nostro Continente, pone urgenti problemi di sicurezza, di difesa, davanti ai quali ci poniamo la domanda molto difficile sulla nostra preparazione. Siamo in grado di allestire una difesa europea e prima ancora una nostra difesa?

“E’ un tema ineludibile e stringente, replica Pinotti. Dobbiamo lavorare rapidamente per organizzarci come Europa e anche in Italia ovviamente. Ma attenzione! Il problema tecnico è già risolto e da tempo.

Già nel 1954 De Gasperi e il suo governo avevano preparato un disegno di legge che prevedeva come ci si doveva organizzare in caso di una alleanza militare in Europa, stabilendo il numero delle divisioni, i compiti e la loro distribuzione tra i diversi stati….Tecnicamente il problema non c’è: i nostri militari sono preparati. Lo dimostrano tutte le missioni all’estero… Il tema è invece politico. Ci vuole lo sguardo verso questo tema urgente. Bisogna arrivare, insieme agli altri paesi, a queste decisioni, tenendo conto delle diverse situazioni. Quando è stato varato l’euro cosa è successo? Magari ci sono state diverse velocità ma siamo arrivati. Lo scenario è vasto: bisogna, per esempio, pensare di allargare l’Europa ai Balcani.

Ma l’Europa è pronta? In Italia sento parlare poco, pochissimo di questi temi della difesa e della sicurezza oggi. Giochiamo le elezioni su temi locali, ma questo è oggi un problema ineludibile.”

Non si può evitare, stringendo molto lo scenario di osservazione, di chiedere a una leader così esperta e anche radicata in Liguria un giudizio sullo scandalo che sta squassando la nostra Regione, con la maggioranza di centro destra all’angolo, dopo un decennio di dominio e i partiti della sinistra, compreso il PD, di fronte a una situazione tanto nuova e imprevedibile.

“Sono iscritta al Pd, ma sono fuori da ogni organismo del partito e non faccio neppure più parte dell’assemblea nazionale, spiega Pinotti, quindi non mi sento si esprimere valutazioni e giudizi. Ma una cosa la posso dire: sento che c’è nel PD genovese e ligure il senso della drammaticità del momento e, quindi, una nuova responsabilità per essere all’altezza di questo momento difficile per la Regione. Avverto questo da diverse persone che conosco bene e che hanno questa sensibilità sulla responsabilità che deve partire dalla propria intelligenza e dalla capacità di valutare bene quanto sta accadendo”.

Published by
Franco Manzitti