Nell’hospice di Torremaggiore (Foggia) un dipendente della struttura avrebbe somministrato ad almeno 16 pazienti dosi eccessive di un farmaco a base di Midazolam. Farmaco che ne avrebbero provocato prima la sedazione e poi la morte. Ipotesi terribile, ma tutta ancora da verificare.
La vicenda ricorda il romanzo “La sirena delle Azzorre” di Giovanni Valentini di cui abbiamo parlato qui. nel libro, pubblicato in una nuova edizione nella collana Il Giallo Mondadori. si parla di un’infermiera killer che, dopo aver ucciso i suoi pazienti, scappa alle Isole Azzorre dove viene catturata.
Dopo l’avvio dell’indagine, la Procura di Foggia ha disposto la riesumazione dei corpi di 16 persone decedute tra il 14 novembre 2022 e il 16 febbraio del 2023. Le prime esumazioni sono cominciate lunedì scorso e proseguiranno nei prossimi giorni in accordo con il medico legale. Quello che colpisce subito è l’elevato numero di morti in soli quattro mesi. Troppi secondo la direzione sanitaria della struttura e secondo gli stessi magistrati che hanno trasformato in un’indagine i sospetti degli operatori sanitari.
Sui corpi saranno compiuti l’autopsia e gli esami tossicologici. Lo scopo è verificare se vi siano tracce del Midazolam, una benzodiazepina che può essere somministrata solo in ospedale, da personale sanitario, per via orale, intramuscolare e in vena. Il principio attivo agisce sul sistema nervoso centrale e induce sonnolenza, rilassamento muscolare e perdita della memoria a breve termine.
Uno degli effetti collaterali più comuni sono i gravi problemi respiratori che può provocare. Ovviamente dosi massicce provocano il decesso in poco tempo. L’ipotesi di reato alla quale lavorano i magistrati è l’omicidio volontario, ovvero che il dipendente sotto indagine abbia operato come un “angelo della morte”, abbia cioè posto fine alle sofferenze dei degenti oncologici che erano stati portati nella struttura di Torremaggiore perché in fin di vita e per essere sottoposti alle cure palliative.
In attesa delle conclusioni della magistratura, il dipendente è stato assegnato ad un altro servizio aziendale in un altro comune della provincia di Foggia. “Siamo fiduciosi nell’operato della Magistratura alla quale, come di consueto, abbiamo offerto ed offriamo la più completa disponibilità. Anche al fine della ricerca della verità per il bene della collettività e delle famiglie coinvolte nel caso”. A spiegarlo in un comunicato è la Asl di Foggia. L’azienda sanitaria afferma di avere avviato “tutte le procedure utili alla salvaguardia di pazienti e dipendenti”.
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