La denuncia di una madre: "In un hotel in Trentino spostati di tavolo perché mio figlio è disabile", foto d'archivio Ansa La denuncia di una madre: "In un hotel in Trentino spostati di tavolo perché mio figlio è disabile", foto d'archivio Ansa

La denuncia di una madre: “In un hotel del Trentino ci volevano spostare di tavolo perché mio figlio è disabile”

“In un hotel del Trentino ci volevano spostare di tavolo perché mio figlio è disabile”. Questo il racconto dei genitori di Tommaso, un ragazzo romano 24enne affetto dalla sindrome di Norrie, malattia genetica rara che causa cecità e ritardo mentale.

La prenotazione e l’arrivo nell’hotel in Trentino. Il racconto dei genitori del 24enne

“Volevano sistemarci in una sala isolata dell’hotel – raccontano i genitori a Repubblica – con i vetri oscurati da un mosaico. Di fronte a una richiesta del genere abbiamo deciso di andarcene, ma voglio anche far sapere cos’è successo. Ci metto la faccia perché nessuno subisca più un’umiliazione così”.

La prenotazione: “Mi sono rivolta a questa struttura a 4 stelle in Trentino. E come faccio sempre, ho mandato loro una mail specificando che mio figlio è un non vedente affetto da grave disabilità. Lo faccio proprio perché non amo le sorprese”.

Dopo l’ingresso nella junior suite in mezza pensione, i primi problemi: “Lunedì sera Tommaso si è seduto sul divanetto accanto a me, aveva il bavaglino al collo, ogni tanto lo aiutavo imboccandolo. Nulla di strano, per noi”. Poi la richiesta: “La mattina successiva l’albergatrice mi ha preso in disparte. Mi ha detto che una famiglia la sera precedente si era lamentata per la presenza di Tommaso. Anzi, ha detto proprio così: per la presenza di un disabile a tavola. Quindi ci ha proposto una saletta lontana, solo per noi. Ero talmente scossa che sono riuscita solo ad abbozzare”.

La mail di scuse

La direzione dell’hotel, contattata da Repubblica, non ha voluto rilasciare repliche. “Dopo che ce n’eravamo andati dall’hotel – racconta ancora la madre di Tommaso – ci hanno mandato una mail di scuse ma io non la accetto, mi dispiace. Non hanno fatto niente per trattenerci, troppo facile cercare di sistemare tutto con una e-mail. Io non cerco denaro, non mi interessano i risarcimenti. A me preme la battaglia culturale e mi si stringe il cuore se penso che, magari, qualche altra famiglia avrebbe potuto accettare quella proposta. Così, in silenzio, per non dare fastidio”.

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