E’ al momento confermato lo sciopero dei medici, previsto per il prossimo 5 dicembre, per protestare contro il taglio delle pensioni. “Siamo soddisfatti per l’apertura al dialogo da parte del ministro della Salute, attediamo una sua convocazione, ma lo sciopero proclamato per il 5 dicembre non può essere revocato senza segnali concreti e se non si passa dalle parole ai fatti. Potremmo revocarlo solo a fronte di una risposta concreta alle nostre richieste e le richieste sono, innanzitutto, la detassazione e l’aumento degli stipendi dei medici ed una azione concreta su assunzioni e tetti di spesa”. Lo afferma all’ANSA Pierino Di Silverio, segretario del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, che ha proclamato lo sciopero insieme al sindacato Cimo-Fesmed.
“C’è sempre stato un dialogo col ministro Schillaci, ma probabilmente – ha sottolineato Di Silverio – il problema non è il ministro; ci sono infatti discrepanze tra ciò che il ministro vuole fare e le oggettive possibilità e volontà del governo. Alla fine nella manovra c’è ben poco di quello che si chiede”. Secondo il leader sindacale, infatti, anche i soldi che sono stati messi per i contratti “sono stati parcellizzati destinandoli a tutto il comparto e rischiano di essere insufficienti per tutti”. Invece, “avevamo chiesto un segnale politico in termini di aumenti e detassazione, ma questo segnale nei confronti dei medici non è arrivato”.
Inoltre, sottolinea anche Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, “resta l’emergenza per il taglio delle pensioni e ci sono contraddizioni nelle varie dichiarazioni fatte ad oggi, attendiamo chiarimenti. Rimangono molti nodi da chiarire e su cui lavorare in modo concreto. Dunque, lo sciopero resta“.
Lo sciopero dei medici
Uno sciopero dei medici di 24 ore il prossimo 5 dicembre è stato proclamato dai medici di Anaao e Cimo. La protesta è legata anche alle misure introdotte in finanziaria che impattano sulle pensioni della categoria. I medici sottolineano il peso della misura di taglio dell’assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all’anno, “una stangata che colpisce circa 50.000 dipendenti. E non ci tranquillizzano le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento, e non alla sua completa eliminazione”. Infine, i sindacati spiegano di non avere più notizie dei lavori della Commissione del Ministro Nordio sulla depenalizzazione dell’atto medico.
“Le misure contenute nella legge di bilancio in discussione al Senato – dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed – non sono in grado né di risollevare il Servizio sanitario nazionale dalla grave crisi in cui si trova né di soddisfare le richieste della categoria che rappresentiamo. Dalla manovra ci saremmo aspettati un intervento sull’indennità di specificità medica e sanitaria per garantire un aumento degli stipendi di tutti i dirigenti e frenare dunque la fuga dei professionisti verso l’estero e il privato, e invece si è deciso di aumentare le retribuzioni delle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa, misura che è destinata a non produrre risultati concreti”.