Ore di apprensione in Rai sul futuro dell’azienda dopo l’annuncio arrivato dal Consiglio dei Ministri sul taglio del canone in bolletta. Almeno fino alla nota di precisazione del Ministero delle Finanze sul reale calo delle risorse per la tv pubblica. In mattinata Matteo Salvini e il ministro Giancarlo Giorgetti, competente per materia, hanno precisato che la tassa passerà da 90 a 70 euro, con minori introiti per circa 440 milioni.
Il taglio non sarà però tutto a carico della Rai, avendo il governo chiarito che le risorse verranno integrate e che la dotazione complessiva per la tv pubblica subirà solo “una lieve modifica in linea con i tagli previsti per tutti i ministeri”, da 440 milioni a 420 milioni. Le risorse da canone, in base al consuntivo 2022 e nell’assestamento 2023, ammontano complessivamente a circa 1,85 miliardi e sono destinate pressoché integralmente alla Rai, ad eccezione di una quota di 110 milioni annui, il cosiddetto extragettito, assegnata al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione.
Il canone Rai e il taglio in bolletta
Accanto a queste, la Rai può contare sui ricavi da pubblicità, che dall’analisi del budget 2023 hanno mostrato una leggera flessione, da 640 a 622 milioni di euro. Viale Mazzini ha da tempo lanciato l’allarme risorse, anche alla luce di un indebitamento che dal 2021 al 2022 è aumentato da 500 a 550 milioni, rivendicando per sé la quota dell’extragettito per far fronte agli obblighi previsti dal contratto di servizio per il prossimo quinquennio, che è in dirittura di arrivo. In manovra, se la norma messa a punto dal governo non subirà modifiche, sarà previsto che gli investimenti per il multimediale saranno comunque finanziati dallo stato.
Una misura che dovrebbe valere per il prossimo triennio
La Lega, che da tempo ha sposato la battaglia della riduzione del canone per arrivare gradualmente al suo azzeramento, aveva già fatto sapere, attraverso il ministro Giorgetti, di voler scorporare dal pagamento in bolletta una quota relativa agli investimenti sostenuti dall’azienda, per porli a carico della fiscalità generale. In prospettiva, la volontà sarebbe di agganciare l’imposta alle utenze telefoniche mobili, in quanto nuovi strumenti di fruizione dei contenuti tv, pur essendo un processo tutt’altro che semplice. L’annuncio ha provocato malumori tra le forze politiche di opposizione.
La presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, ha inviato il governo a fare chiarezza, “per garantire la certezza delle risorse necessarie alla Rai per l’erogazione del servizio pubblico”. A esprimere preoccupazione anche i sindacati della Rai e le imprese dell’audiovisivo per le possibili ricadute sul settore. Per le associazioni dei consumatori la tassa andrebbe, invece, abolita. “Il governo reputa fondamentale il servizio pubblico – ha chiarito fonti di Palazzo Chigi – e intende rafforzarlo e valorizzarlo con una più corretta gestione delle risorse anche grazie alla nuova governance”.
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