Ilaria Salis è comparsa in aula, durante la prima udienza del processo che si celebra a Budapest, in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti. Una donna delle forze di sicurezza la trascinava per una catena. La Salis indossava un maglione chiaro a strisce orizzontali e teneva in mano una borsa scura.
In queste condizioni, denunciano gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, si è aperto il processo alla 39enne maestra elementare milanese, militante antifascista in carcere a Budapest da febbraio scorso, accusata di aver aggredito alcuni manifestanti di estrema destra: insieme ad alcuni esponenti del gruppo di estrema sinistra “Hammerband” avrebbe partecipato a quella che le autorità ungheresi hanno definito una “caccia all’uomo” tra il 9 e il 10 febbraio. Salis deve rispondere di tentato omicidio colposo in concorso e si è vista negare la revoca della custodia cautelare per il presunto pericolo di fuga.
“È stato choccante, un’immagine pazzesca – ha detto l’avvocato Losco – . Ci aveva detto che veniva sempre trasferita in queste condizioni, ma vederla ci ha fatto davvero impressione. Era tirata come un cane, con manette attaccate a un cinturone da cui partiva una catena che andava fino ai piedi, con questa guardia che la tirava con una catena di ferro. Ed è rimasta così per tre ore e mezza”. “È una grave violazione della normativa europea – ha aggiunto – l’Italia deve far finire questa situazione ora” (qui il servizio de La7).
Come spiegano i legali della 39enne, era stato proposto a Ilaria Salis una sorta di patteggiamento a 11 anni, rifiutato. La pena massima per i reati di cui è accusata è di 24 anni. Il processo è stato rinviato al 24 maggio, dopo l’apertura dell’istruttoria e le richieste probatorie. Mentre il tedesco coimputato di Salis è stato condannato a tre anni di reclusione. Il giudizio immediato è stato possibile in quanto l’uomo, a differenza dell’insegnante milanese, si era dichiarato colpevole. La sua difesa ha annunciato ricorso puntando a una riduzione della pena e ad un un riconoscimento della detenzione cautelare già scontata.
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