Alessandro Impagnatiello e la madre lunedì 29 maggio, due giorni dopo l’omicidio della fidanzata incinta Giulia Tramontano commesso dal 30enne che ha confessato, sarebbero andati in un bar a qualche decina di metri dal luogo dove, nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno, è stato trovato il cadavere. Erano lì, ha raccontato un testimone, per chiedere informazioni sulla presenza di telecamere all’esterno del locale.
Lo avrebbe confermato lo stesso gestore del locale sentito nelle indagini della Procura di Milano e dei carabinieri.
Alessandro Impagnatiello avrebbe pianificato l’omicidio della fidanzata incinta di 7 mesi Giulia Tramontano almeno qualche giorno prima di sabato 27 maggio, quando l’ha uccisa a coltellate.
A dimostrarlo, secondo gli inquirenti, altre ricerche sul web da parte del 30enne, oltre a quelle già emerse e più vicine all’orario del delitto. Come “ceramica bruciata vasca da bagno” digitata pochi minuti prima che la 29enne rientrasse in casa.
E, nell’ultimo sopralluogo a Senago in via Novella 14/A è spuntata una confezione di veleno per topi. Circostanza che, unita al fatto che Impagnatiello aveva cercato su internet come utilizzarlo, confermerebbe la premeditazione del delitto.
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