Secondo Arnaldo Caruso, presidente della Società Italiana di Virologia (SIV-ISV), l’aviaria potrebbe essere la prossima pandemia, e questa possibilità non può essere sottovalutata. In un’intervista con Adnkronos Salute, Caruso ha espresso gravi preoccupazioni riguardo all’epidemia che si sta diffondendo tra i bovini da latte negli Stati Uniti, causata da un ceppo altamente patogeno di virus H5N1 trovato anche nel latte pastorizzato in commercio Oltreoceano. Caruso, specialista in microbiologia clinica presso l’Università di Brescia e direttore del Laboratorio di Microbiologia dell’ASST Spedali Civili, avverte che il passaggio del virus aviario ai mammiferi e la sua circolazione in questi animali rappresentano un rischio significativo per gli esseri umani.
Il virus aviario è particolarmente preoccupante perché si trasmette per via aerea, il che lo rende altamente contagioso. Inoltre, è diffuso tra le anatre selvatiche, che si trovano sempre più frequentemente anche in ambienti urbani. Il virus sta anche subendo mutazioni per adattarsi meglio agli esseri umani, e il suo passaggio dai mammiferi agli umani è sempre più probabile. Caruso sottolinea che non si tratta solo di un tipo di virus aviario, ma di diversi ceppi che hanno già fatto il loro ingresso nei mammiferi e possono rappresentare un rischio per gli esseri umani. Se il virus si stabilizzerà e acquisirà la capacità di trasmettersi da uomo a uomo, ciò potrebbe innescare una pandemia di proporzioni significative. Anche se al momento la trasmissione del virus aviario da uomo a uomo non è stata confermata, Caruso avverte che potrebbe già essere possibile o che alcuni ceppi potrebbero essersi già adattati all’uomo. Pertanto, è essenziale monitorare da vicino gli animali, i prodotti alimentari di origine animale e gli stessi esseri umani per prepararsi a una possibile futura pandemia.
L’influenza aviaria, identificata per la prima volta in Italia più di un secolo fa, è una malattia degli uccelli causata da un virus influenzale di tipo A, che può manifestarsi con bassa o alta patogenicità. Questa malattia è diffusa in tutto il mondo e può colpire praticamente tutte le specie di uccelli, con forme lievi o forme altamente patogeniche che possono causare epidemie acute. Nei casi di alta patogenicità, l’infezione si presenta improvvisamente e porta a una morte rapida, con un tasso di mortalità che si avvicina al 100%.
La possibilità che il virus aviario possa trasmettersi all’uomo ha generato preoccupazioni a livello globale, portando all’attuazione di misure straordinarie di prevenzione. Fin dall’inizio dell’epidemia nelle zone del Sud-est asiatico nel 2003, l’OMS ha lanciato un allarme per incoraggiare la cooperazione internazionale e l’attuazione di piani e azioni preventive per ridurre il rischio di trasmissione del virus aviario all’uomo. È importante notare che i casi di influenza aviaria negli esseri umani registrati durante il 2003 e il 2004 sono stati causati da un trasferimento diretto dal pollame infetto alle persone. Tuttavia, una condizione essenziale affinché i virus aviari diventino patogenici per l’uomo è che acquisiscano geni da virus umani, che li rendano facilmente trasmissibili da persona a persona.
I sintomi iniziali dell’infezione includono febbre alta e tosse, seguiti da sintomi che coinvolgono le vie respiratorie inferiori, come dispnea o difficoltà respiratorie. I sintomi delle vie respiratorie superiori, come mal di gola o raffreddore, sono meno comuni. Anche se la vaccinazione antinfluenzale non offre una protezione specifica contro i virus dell’influenza aviaria, può essere utile nel ridurre la probabilità di contrarre contemporaneamente sia il virus aviario che quello stagionale. La riduzione delle coinfezioni può contribuire a prevenire la trasmissione facilitata da persona a persona e a limitare la diffusione dei virus influenzali.
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