La cassiera non indossa la mascherina, il supermercato la licenzia, lei fa ricorso in Cassazione e i giudici danno ragione al supermercato.
Tutto è avvenuto a Villorba, in provincia di Treviso.
Come racconta la cronaca locale la donna, licenziata per non aver indossato la mascherina come prevedeva il regolamento interno della catena anche dopo la fine dell’obbligo nazionale, aveva impugnato il tutto per illegittimità, chiedendo danni e arretrati. Il giudice del lavoro di Venezia invece ha dichiarato corretto e legittimo il provvedimento aziendale.
La donna, secondo datori di lavoro e giudice, si era sempre rifiutata sia di indossare la mascherina, nonostante i ripetuti inviti della direzione, sia di allontanarsi dal posto di lavoro in caso contrario.
Per il giudice, mentre “la scelta del datore di lavoro è proporzionata e risponde al criterio di precauzione”, dalla parte dell’ex dipendente “il rifiuto si è caratterizzato per una provocatoria pervicacia che si è manifestata nel volere rimanere presente senza mascherina pur sapendo di non poter lavorare, nel riprendere gli altri colleghi e nell’aver convocato un gruppo di conoscenti che hanno creato scompiglio riprendendo lavoratori e clienti”. Il giudice non ha quindi ritenuto che l’azienda “abbia adottato un atteggiamento persecutorio o discriminatorio” nei confronti della donna e pertanto “la massima sanzione espulsiva appare proporzionata alla reiterazione dell’inadempimento”.
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