La fuga di Giacomo Bozzoli continua, ripreso dalle telecamere di un hotel a Marbella

La scomparsa di Giacomo Bozzoli, condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario Bozzoli, continua a sollevare interrogativi e ad alimentare le indagini delle autorità italiane e spagnole. Bozzoli, 39enne bresciano, è stato visto per l’ultima volta a Marbella, nel sud della Spagna, il 30 giugno, un giorno prima della sentenza definitiva della Cassazione che ha confermato la sua condanna all’ergastolo. La sua presenza è stata confermata dalle telecamere di sorveglianza del resort Hard Rock e dalla testimonianza di una receptionist che lo ha riconosciuto tra i clienti. Anche la registrazione del suo documento d’identità il 30 giugno corrobora la sua presenza lì.

Movimenti tracciati

Prima di questo avvistamento, la Maserati Levante intestata a Bozzoli è stata rilevata tre volte dai lettori targa sulla sponda bresciana del Lago di Garda il 23 giugno e poi una volta in Spagna. Tuttavia, i vetri oscurati del veicolo hanno impedito di determinare con certezza chi fosse a bordo.

Antonella Colossi, la compagna di Bozzoli, ha dichiarato che erano insieme in Spagna fino al momento della sentenza. Tuttavia, gli inquirenti sono scettici riguardo alla sua versione a causa dei numerosi “non ricordo” e delle lacune nella sua testimonianza. Colossi ha dichiarato di aver subito uno shock dopo aver appreso della condanna tramite internet e di aver perso la memoria di quegli eventi.

La fuga di Giacomo Bozzoli continua, ripreso dalle telecamere di un hotel a Marbella (foto Rai Uno) – Blitz quotidiano

Le indagini

La Procura di Brescia ha chiesto, tramite rogatoria, di accedere al sistema di videosorveglianza dell’albergo per verificare ulteriormente la presenza di Bozzoli. Le autorità stanno anche esaminando i movimenti finanziari del latitante, sospettando che potrebbe aver trasferito capitali in paradisi fiscali come Capo Verde, Africa e Svizzera per garantirsi una fuga sicura.

Dopo il 30 giugno, non ci sono tracce note di Bozzoli, e la domanda cruciale per gli investigatori rimane: dove si trova ora? La possibilità che abbia utilizzato fondi nascosti per finanziare la sua latitanza è alta, considerando il suo coinvolgimento nel commercio di metalli ferrosi e l’abitudine di maneggiare denaro in nero.

 

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Filippo Limoncelli