L’altra Orlandi ovvero Mirella Gregori, forse si apre una nuova pista per un mistero parallelo e forse convergente che torna alla ribalta dopo quasi 40 anni.
Lo ripropone su Quotidiano.net Nina Fabrizio che ha intervistato Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, scomparsa anche lei quindicenne a Roma nello stesso anno, il 1983, poco più di un mese prima di Emanuela Orlandi, il 7 maggio.
“Torno tra dieci minuti” aveva detto quel pomeriggio Mirella prima di allontanarsi, poi il buio.
Ed ecco la pista rilanciata da Maria Antonietta Gregori.
La pista, mai esplorata fino in fondo, ripropone il ruolo del fotografo romano Marco Fassoni Accetti.
Accetti, va detto subito, è uscito pulito dalle auto accuse da lui propalate sui due rapimenti. Accetti ha sostenuto di essere stato lui a organizzare i due sequestri ma nulla ha detto di quanto avvenuto in seguito.
I giudici non lo hanno preso sul serio. Altri giudici lo condannarono a quasi due anni di carcere per avere ucciso, in quello stesso 1983, un ragazzino tredicenne nella pineta di Ostia, una trentina di chilometri da Roma. Il reato fu derubricato a omicidio colposo.
La pista Accetti peraltro non è nuova perché se ne è parlato in passato.
Pino Nicotri ha scritto più di un articolo come sempre ben documentato e argomentato.
La storia ormai è trita e ritrita, tutto è stato rivelato, le piste si sono intrecciate e inseguite, tutto si è perso nella congerie di rivelazioni, una più demenziale dell’altra, inseguitesi in questi 40 anni. Basta scrivere Emanuela Orlandi o Orlandi Nicotri o Nicotri Gregori nello spazio di ricerca in alto a destra di ogni pagina di Blitzquotidiano e si verifica che tutto è stato scritto e riscritto,
Ma la Saga ha acquistato nuovo vigore dalla decisione del Vaticano di aprire una indagine che si spera definitiva.
Forse definitiva sarà per il Vaticano. C’è da scommettere che i vertici della Chiesa passati e presenti risulteranno estranei a ogni malvagità. Per il momento, tuttavia, la parola Vaticano è quasi magica. Attira una morbosa attenzione che un semplice fotografo magari geniale non può certo generare.
Questo non sarà invece certo per quel complesso di emotività che in questi decenni hanno riproposto a ondate successive nuove e più assurde verità.
La storia di Emanuela Orlandi fa audience in tv, clic su internet, titoli sui giornali.
Che ci sia ancora gente che si perde in queste “verità” è uno dei tanti misteri della psicologia collettiva. Abbastanza comprensibile invece la passione dei politici, visto che il nome Orlandi fa sempre titolo sui giornali. Si ricorda Valter Veltroni, che incautamente associò il suo nome a una delle tante piste dell’assurdo. Ultimo è Carlo Calenda che però è stato più astuto di Veltroni, non legandosi a ipotesi alcuna ma limitandosi, dall’alto del suo peso nel grande gioco del Parlamento, a chiedere una indagine definitiva.
Mirella aveva anche lei 15 anni quando sparì quel 7 maggio del 1983. Viveva nel quartiere di Porta Pia.
“A noi arrivò una telefonata al bar in via Volturno dei miei genitori, che ora gestisco io – ha raccontato in passato in diverse interviste Maria Antonietta –. La persona elencò le etichette degli abiti che Mirella indossava il giorno della scomparsa, biancheria compresa”.
Ricorda Nina Fabrizio che “il fotografo romano Marco Accetti disse di aver fatto lui quella telefonata”.
Chiosa Maria Antonietta Gregori”L’hanno interrogato per un anno e mezzo, ma non sono riusciti a trovare quasi niente. Lui si è autoaccusato, ma sembra che non ci sia nulla di certo”.
Chiede la giornalista: tra i due casi non c’è un legame accertato?
Risponde Gregori: “È vero che tirando fuori tutti i fascicoli ci sono delle combinazioni, diciamo delle sovrapposizioni, non si può dire con certezza che si tratti dello stesso rapimento o della stessa azione criminale. Purtroppo, molti elementi non sono stati presi nella giusta considerazione, andavano approfonditi meglio. So che riprendere in mano il tutto è difficile, tante persone non ci sono più, si affievoliscono le memorie di chi c’era ma se si vuole, si può”.
Secondo lei, perché tutto ciò sta avvenendo adesso? ha chesto la giornalista. Risposta:
“Io penso che sia stata tutta una serie di accadimenti che sommandosi hanno risvegliato la coscienza sui destini di Emanuela e di Mirella. Cose come il documentario Netflix Vatican girl, la proposta di legge di una commissione parlamentare di inchiesta in cui si sono impegnate diverse forze politiche e che riguarda oltre che il caso Orlandi e quello Gregori anche quello di Simonetta Cesaroni. Ma anche qualcos’altro ha influito”.
“Il destino delle ragazze io credo che sia stato lo stesso, ora vorrei che la procura di Roma facesse lo stesso per mia sorella, Mirella non va dimenticata”.