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Lavoro e demografia per il rilancio di un Paese in sonno. L’allarme del Censis che ha fotografato un’Italia sempre più fragile

Demografia e Lavoro: il rilancio di un Paese in sonno corre su questi binari prioritari. Ora che il nostro sia un Paese di sonnambuli in balia di sentimentalismi, privo di senso critico nelle sfide attuali e in ricerca costante di qualche consolazione, lo ha recentemente certificato il Censis.

Certo, i nostri incubi maggiori si chiamano guerra e clima. Ma otto italiani su dieci sono convinti che il Belpaese sia “irrimediabilmente in declino” e trovano terreno fertile appunto una serie di paure, in testa il clima impazzito e un orizzonte inquietante intriso di una crisi economica e sociale molto grave con povertà diffusa e violenza.

E allora come uscire dal tunnel? Come si può rilanciare un Paese in sonno? Gli analisti suggeriscono due strade: demografia e lavoro.

Invertire la Caporetto demografica

 Una “demografia in inverno” vuol dire anzitutto Caporetto per le pensioni. E questo è totalmente in contrasto con l’obiettivo di andare in pensione presto come facevano gli attuali 70-80enni andati in pensione in media a 55 anni. Servono dunque politiche pubbliche nuove. Servono figli. Nel 1964 sono nati 1.064.000 bambini. L’anno scorso solo 393.000. I dati dicono che, per i giovani, diventare genitori è una missione impossibile.

L’aiuto più importante all’arrivo di un bebè viene dalla rete di parenti. Seguono, distanziati, i sostegni statali, la flessibilità sul lavoro e i servizi. E quando sono grandi scappano dall’Italia. L’ultimo rapporto del Censis è impietoso nel fotografare un Paese sempre più fragile: i ragazzi vanno all’estero, solo 1 coppia su 4 farà figli nel 2040.

Nell’ultimo anno 36.000 laureati e poliglotti hanno lasciato l’Italia. Dunque la popolazione è sempre più anziana con riflessi inevitabili su welfare e spesa sanitaria. È da qui che deve partire la ricostruzione.

Capire i nuovi parametri del lavoro

Seconda priorità: il lavoro. Per cogliere il futuro serve tener conto di una concezione nuova del lavoro, binario imprescindibile per una ripresa. Ma il lavoro è oggi visto con occhi diversi. Il lavoro, dalla generazione dei trentenni in giù, “non rappresenta più una componente essenziale per guardare al futuro con aspettative migliorative, ma un incomodo periodo a cui bisogna dedicare poco tempo, limitato impegno, e scarso senso di appartenenza e condivisione” (Bruno Villois dixit).

Concludendo: per evitare che si sprofondi in un buco nero, bisogna partire da due emergenze come la demografia e il lavoro. Due fattori essenziali per la ripresa. Tempo da perdere non ce n’è più.

Forse dovresti anche sapere che…

Lorenzo Briotti

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