Ne è nato un vero e proprio caso politico sulla vicenda del professore di una scuola media che ha esentato due studenti musulmani dallo studio della Divina Commedia di Dante. Decisione che, raccontano le cronache, non sarebbe nata da una qualche protesta delle famiglie ma da una richiesta del professore ai due ragazzi. Interrogati, alla fine le famiglie hanno optato per non approfondire l’opera.
La stessa lettera, raccontano le cronache, il professore non l’aveva mandata solo alle famiglie dei ragazzi musulmani ma anche ad altri alunni che non fanno religione a scuola. Comunque alla fine, per i due ragazzi è stato organizzato un programma alternativo su Boccaccio. Come se fosse la stessa cosa, insomma.
Appena appresa la notizia, il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha deciso l’invido di ispettori all’istituto trevigiano, il “Felissent”, “per verificare come stanno i fatti”.
“L’esclusione dal programma scolastico di uno dei pilastri della nostra letteratura, per motivi religiosi o culturali, ancora non abbiamo ben capito, è del tutto inammissibile”. È seguita una cascata di commenti, da maggioranza e opposizione, increduli sul fatto che Dante possa ‘turbare’ qualcuno.
“È un’assurdità cancellare Dante. Ma dietro questo si nasconde un problema ancora più grande: l’integralismo” ha dichiarato il presidente veneto, Luca Zaia, mentre il sindaco di Treviso (sempre della Lega) Mario Conte, ha giudicato la scelta “incomprensibile”. Ancora più diretti il leader della Lega, Matteo Salvini – “è demenziale non studiare Dante perché offende qualcuno” – e il ministro turismo Daniela Santanchè: “Dante? Continuiamo a sottometterci ai musulmani. Questi politicamente corretti li avrebbe messi tra gli ignavi”.
Tra i giudizi più severi, quello del generale-candidato Roberto Vannacci: “Eccoli – ha detto – quelli che vogliono distruggere la nostra Italia e la nostra identità”.
Ma a schierarsi a favore di Dante anche l’opposizione.
“Conoscere Dante non toglie nulla alla confessione religiosa dei ragazzi ma aggiunge molto alla conoscenza della cultura italiana. Integrazione si fa per aggiunta, mai per sottrazione” ha scritto su X la senatrice Pd Simona Malpezzi, mentre Deborah Serracchiani si è detta incredula “che si possa mettere in discussione lo studio nelle scuole della Divina Commedia, un patrimonio dell’umanità imprescindibile per qualunque formazione culturale non solo italiana”.
Negativo anche il parere degli scrittori Rita Monaldi e Francesco Sorti, che definiscono un autogol preferire Boccaccio, che “è molto più difficile da digerire, immorale anche dal punto di vista islamico”, a Dante che “era inclusivo” e “lascia a porta aperta ai pagani”. In difficoltà pare soprattutto la preside dell’istituto Felissent, che si è chiusa in una riunione fiume. “Sto cercando di chiarire cosa sia accaduto – ha detto Francesca Magnano – Di certo è un errore dire che c’è stato un via libera, io non sapevo nulla di questa storia e sto cercando di fare chiarezza con i docenti coinvolti”.
Insomma, il professore, unendo il coro delle forze politiche, è riuscito dove in molti per decenni hanno fallito.
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