Leggendo riga per riga (sport desueto) si apprendono cose…indefinibili. Leggendo riga per riga (in realtà non molte, non c’era gran fatica da fare) le cronache di quel maestro (si fatica a definirlo così, ma come chiamarlo allora?) che toccava le alunne, bambine tre i tre e i cinque anni, e lo faceva non per empatia ma per regalarsi sesso malato, malato e anche ributtante, si apprende che era un maestro di religione. E già qui un piccolo sussulto, un brivido supplementare di disgusto. Si apprende anche, ma era consequenziale, che se di religione era in cattedra, la sua nomina era stata timbrata, vidimata, anzi mossa dalla Curia competente.
La sua messa in cattedra, la sua come di tutti gli insegnanti di religione, passa in Italia non solo al vaglio ma è diretta prerogativa dell’autorità e istituzione ecclesiastica. Insomma la Chiesa ha la prima e l’ultima parola su chi va a insegnare religione. Sul punto, su questo punto fermiamoci qui. Nulla da aggiungere, ce n’è abbastanza per sentirsi profondamente delusi dagli umani di questo mondo, anche quando indossano la tonaca.
L’autorità ecclesiastica che non vigila, non sa fare da filtro, non dà garanzie di protezione. E’ il primo gradino della scala del peggio. Il secondo è che il tempo verbale imperfetto del “toccava le alunne” è purtroppo perfetto, adeguato alla successione dei fatti. Fatti al plurale: era il 2021 quando il maestro che toccava le alunne veniva trasferito e sanzionato per “comportamenti di eccesiva confidenzialità”. Ma che graziosa dizione, a suo modo elegante. Non è burocrazia, è ipocrisia. Il secondo gradino della scala del peggio nella storia è il trasferimento in altra scuola. Pratica spesso, se non sempre, adottata per decenni dalla Chiesa nei casi di pedofilia al suo interno o tra le sue fila: si traferisce il sacerdote ad altra diocesi, parrocchia, sede. In nome dell’occhio non vede più, scandalo più non c’é? Nella sede, parrocchia, seminario o scuola che sia di prima del trasferimento chi ha avuto ha avuto e sotto a chi tocca nella sede, parrocchia, seminario o scuola del dopo trasferimento.
Magari con la benedizione-viatico di uno speriamo che non lo rifà. Con corredo di sublime vestizione dell’omertà con panni di misericordia. Il secondo gradino nella scala del peggio è la conferma della stratificazione profonda e dell’attecchire massiccio di questo modus operandi: non certo solo l’istituzione ecclesiastica indulge, quando non privilegia, il coprire, spostare, sopire, evitare la fatica dello scandalo, proteggere da questo il corpo sociale di appartenenza. Anche, se non soprattutto, in casi di flagranza cosa meglio che panni sporchi in famiglia e meglio ancora nella lavatrice di qualcun altro? Chi trasferisce in altra scuola maestro che ha constatato “comportarsi con eccesiva confidenzialità” con le bambine, cosa pensa andrà a fare lo stesso maestro con altre bambine in altra scuola?
Per il terzo gradino del peggio della storia…trovate voi la parola. Non perché il terzo gradino dello schifo sia indicibile, aggettivi consoni nel vocabolario ce n’è. Ma perché quel che va a seguire, tratto dalla lettura riga per riga, è indefinibile. Dunque al maestro riconosciuto come autore di “comportamenti di eccesiva confidenzialità” con le bambine tanto da essere trasferito-allontanato veniva anche comminata sanzione per i suoi comportamenti. Sanzione pari a 4 ore di stipendio non pagate.
Alla grossa una cinquantina di euro. Il “valore” di una toccata alla bambina? Indefinibile appunto la sequenza: lui toccava le bambine, trasferito e multato di una cinquantina di euro, bambina se non proprio risarcita comunque caso chiuso. Ovviamente la sequenza poi prosegue ancora: 2023 altro anno, altra scuola, stesso maestro, altre bambine, altre schifosissime “coccole” stavolta fissate nei nastri delle telecamere di sorveglianza messe apposta in aula. La sanzione amministrativa salirà a mille euro?