“Volevo suicidarmi e volevo che lei non rimanesse senza di me. Avevo premeditato tutto giorni prima“. Queste le parole della mamma di Ravenna che si è buttata dal nono piano con la figlia e il cane, sopravvivendo, a differenza della piccola e dell’animale. “Ho sospeso di recente l’assunzione dei farmaci che mi erano stati prescritti dal centro di salute mentale”, ha ammesso. La donna non si stava più curando e questo è un passaggio chiave dell’interrogatorio della quarantunenne, fermata con l’accusa di omicidio pluriaggravato della figlia e di uccisione di animale.
La ricostruzione di quella mattina
Alle 7.15 la donna ha aperto la finestra e ha camminato sui ponteggi che cingono le facciate del palazzo alla periferia della città. Teneva in braccio la figlia e la cagnolina. Poi il lancio nel vuoto. E se per la figlia e il cane non c’è stata speranza di salvezza, lei se l’è cavata con una lesione alla colonna vertebrale, ma questo certamente non rientrava nei suoi piani.
La sospensione dei farmaci
A dicembre la donna aveva deciso di sospendere i farmaci che le erano stati prescritti dal Centro di salute mentale, che la seguiva da dieci anni per il suo disturbo bipolare. Oggi il suo avvocato sottolinea quanto questa libertà possa rivelarsi fatale in alcuni pazienti: “È sbagliato permettere a una persona di scegliere in autonomia di non assumere medicine fondamentali come quelle”, ha detto.
“A dicembre era stata brava a convincere i medici a sostituire le iniezioni al Csm con le pasticche. Io credo che i percorsi terapeutici in questi casi vadano ripensati. Siamo stati lasciati soli”, ha detto a Ore 14 su Rai2 la zia della 41enne. Poi il passaggio critico: “Uno psichiatra — ha detto quest’ultima— mi aveva suggerito di buttare i farmaci”. Una versione dei fatti tutta da verificare, perché se così fosse, sarebbe assai rilevante per gli inquirenti.