Richiamate per rischio chimico alcune mandorle sgusciate per la “possibile presenza di aflatossine”, sostanze prodotte da alcuni funghi che si possono sviluppare durante la coltivazione, il raccolto e anche l’immagazzinamento di cereali come riso e granturco. Il mais è la coltivazione più a rischio insieme a frutta a guscio, arachidi, fichi e altra frutta secca, spezie, oli vegetali grezzi e semi di cacao.
Il fegato è il bersaglio principale. La decisione è pubblicata sul sito del Ministero della Salute, che rende noto il ritiro precauzionale di alcuni lotti. Il richiamo riguarda in particolare i lotti 279/22; 280/22; 295/22 di mandorle sgusciate prodotti da”Almendras Lopez” con marchio ‘I&D Srl’ e con sede dello stabilimento a Frattamaggiore (Napoli) nelle vaschette compostabili da 200-400 grammi.
Sempre per lo stesso produttore c’è il rischiamo dei lotti 277/22 e 291/22 nel secchiello da un chilogrammo. Sul provvedimento si spiega di non consumare questi prodotti e di “riportarli al punto vendita”. E’ stato “tempestivo il ritiro dei lotti di mandorle sgusciate a rischio aflatossine. L’attenzione va tenuta alta: si tratta di molecole riconosciute universalmente in grado di provocare genotossicità e cancerogene per l’uomo”. Lo afferma la Società italiana di tossicologia (Sitox).
“Tempestiva l’azione del ministero della Salute che ha ritirato in forma precauzionale alcuni lotti di mandorle sgusciate immesse sul mercato accusate di contenere aflatossine. Queste ultime – spiega il presidente della Società, Corrado Galli, in una nota – sono potentissime epatotossine naturali dotate di attività mutagena, teratogena e cancerogena. Per questo l’esposizione del consumatore tramite gli alimenti deve essere mantenuta al di sotto delle concentrazioni ritenute prive di rischio dettate dai regolamenti europei”.
Le aflatossine, sottolinea Galli, “sono migliaia di volte più tossiche di qualsiasi sostanza di sintesi ad azione fungicida prodotta per contrastare la loro azione. Le dosi considerate accettabili per le aflatossine si basano su stime di ingestione settimanale e non giornaliera e si aggirano su esposizioni a microgrammi o nanogrammi per chilo di peso corporeo a differenza di qualsiasi sostanza di sintesi la cui tossicità si misura in milligrammi. Anche per questo l’attenzione sulle aflatossine va tenuta alta: sicuramente per motivi sanitari, ma anche per motivi economici, perché in caso di contaminazione interi raccolti di cereali e legumi andrebbero forzatamente distrutti”.
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