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Martina Rossi morta per sfuggire allo stupro, gli avvocati dei ragazzi condannati: “Precipitò anche per colpa sua”

Martina Rossi precipitò anche per colpa sua“: sono le parole pronunciate dagli avvocati dei due ragazzi condannati in via definitiva per il tentato stupro della studentessa. La giovane era volata giù dal sesto piano di un grande albergo di Palma di Maiorca il 3 agosto 2011. I legali hanno chiesto al tribunale civile di Arezzo una nuova perizia sulla caduta. La richiesta è maturata nella causa civile di richiesta di risarcimento promossa dai genitori. Secondo gli avvocati di Albertoni e Vanneschi ci fu un grado di responsabilità di Martina nello scavalcare la ringhiera del balcone per sfuggire alla violenza sessuale e poi precipitare.

Morte Martina Rossi, la perizia

Il giudice si è riservato la decisione. Una seconda perizia è stata chiesta per stabilire la corresponsabilità nella caduta a causa della balaustra, ritenuta troppo bassa. Anche in questo caso il giudice si è riservato. Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi sono in carcere dove scontano la pena in regime di semilibertà. Nella causa viene chiesto ai condannati un risarcimento da 1 milione di euro.

In sostanza, gli avvocati dei due trentenni di Castiglion Fibocchi – ancora in carcere a scontare, in regime di semilibertà, sempre ad Arezzo, i tre anni confermati dalla Cassazione – si potrebbe ipotizzare un grado di corresponsabilità di Martina nel tragico volo.

Lo choc dei genitori

Bruno Rossi e Franca Murialdo, padre e madre della giovane, si dicono scandalizzati e che i loro legali si oppongono con decisione all’istanza, sulla quale il giudice Fabrizio Pieschi, del tribunale di Arezzo, dovrà pronunciarsi entro 30 giorni. In linguaggio giuridico si chiama concorso del danneggiato.

La tesi degli avvocati dei ragazzi condannati

A prima vista un paradosso ma, sempre secondo Tiberio Baroni e Stefano Buricchi, i due legali, civilmente (il caso penale è chiuso) la studentessa potrebbe essere stata imprudente nello sfuggire allo stupro scavalcando la ringhiera della stanza 603 per cercare di raggiungere in precario equilibrio il balcone della camera a fianco. A tutto ciò i due avvocati aggiungono anche una potenziale colpa da parte dell’hotel: la ringhiera, scrivono nelle loro memorie, era troppo bassa, non a norma, e anche questo avrebbe agevolato la caduta.

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