Matteo scopre a soli 28 anni di avere il cancro. Voleva un figlio e dopo aver conosciuto la diagnosi ha deciso insieme alla compagna Caterina di congelare il suo sperma prima che la chemioterapia e le altre cure lo avrebbero reso sterile.
Matteo successivamente non ce la fa. Prima di morire lascia un testamento olografico nel quale autorizza la compagna a ritirare quel campione. Caterina lo richiede all’Asl di Firenze che le nega questa possibilità.
La vicenda la racconta il quotidiano La Repubblica nell’edizione di Firenze. Quanto accaduto è finito anche in tribunale dove il giudice, con una sentenza di primo grado nel 2021, aveva dato ragione all’Azienda ospedaliera. Ora si tornerà in aula ad aprile in sede di appello.
Era marzo 2019 quando il fidanzato, all’epoca 28enne, scoprì la malattia decidendo di conseguenza di congelare il proprio seme. E per farlo si rivolse al Centro per la crioconservazione dell’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi. Qui, come da prassi, firmò il consenso al deposito e le relative condizioni: i gameti vengono conservati per tre anni. In questo lasso di tempo possono essere ritirati solo da lui. Altrimenti, scaduti i tempi o in caso di morte vengono distrutti. Il 28enne morì dopo pochi mesi e quando la compagna provò a dar seguito al lascito. Il centro le disse no.
Di fronte alla possibilità concreta che il campione seminale venisse distrutto, lei insieme alla famiglia del compagno decisero di far causa all’Azienda ospedaliera di Careggi. La mamma del 28enne ha ribadito che quei gameti sono l’ultima cosa rimastagli del figlio. “Quello che decideremo di farci una volta che li abbiamo avuti sono affari nostri e sollevo la Asl da ogni tipo di responsabilità”. Per la donna il figlio “ha scritto un testamento olografo lasciandoli in eredità a noi. È quello a fare testo”.
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